Un amore finito in tragedia

di Redazione Commenta

Oggi vi racconterò un’altra storia di fantasma, che si racconta, sempre dalle mie parti, anche questa storia parla di un amore sbocciato e che finisce ovviamente non in un lieto fine.

Federico II Hohenstaufene la nobile Bianca Lancia si conobbero nel castello di Gioia del colle, un piccolo paesino vicino la città di Bari. Tra loro fu subito amore, un amore che non doveva esserci, infatti l’imperatore era già sposato con Jolanda di Brienne.

Il loro amore durò per ben tre anni, tutti sapevano della loro relazione, ma nessuno osava muovere una critica, al grande imperatore, finché tutto iniziò ad andare a rotoli. Jolanda diede alla luce Corrado, il loro secondogenito, purtroppo il piccolo morì dieci giorni più tardi. Nonostante ciò, la relazione tra Federico e Bianca continuò.

Poco dopo, Bianca diede un primo figlio all’imperatore, e subito dopo un secondo, ma di questa seconda gravidanza, l’imperatore Federico II aveva qualche sospetto che il figlio non fosse il suo, così incominciò ad accusare la donna di averlo tradito, cieco da un’insensata rabbia, rinchiuse Bianca Lancia in una torre del castello di Gioia del Colle.

La donna partorì in quella stessa torre tra dolori atroci, ma ancora più atroce fu il suo desiderio di vendetta, contro l’uomo che l’aveva resa prigioniera, che l’aveva condannata alla solitudine e che aveva oltraggiato il suo nome e il suo onore. Così chiese di essere lasciata sola con il neonato, rimasta sola, guarda il bambino un’unica volta, poi si tagliò i seni e si lasciò morire dissanguata, inoltre fece in modo, che i suoi seni recisi arrivassero all’imperatore, insieme a quel bambino che era stato la causa di tanti sospetti e del suo disonore.

Secondo un’altra leggenda, Bianca Lancia avrebbe lanciato i suoi seni e il bambino dalla finestra.
Si narra che da allora il suo fantasma si aggiri ancora sulle mura del castello, mentre i suoi gemiti e i suoi sospiri riecheggiano per i cortili di Gioia del Colle, proclamando la propria innocenza.

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