L’esperienze premorte ora hanno una spiegazione scientifica

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Nel corso degli anni tante sono le testimonianze di persone che in punto di morte hanno dichiarato di vedere parenti defunti accanto a loro; tante sono le esperienze premorte che riguardano visioni di parenti o addirittura angeli, o luci in fondo al tunnel.


Un equipe di scienziati del Canisius College di New York hanno studiato ben 66 pazienti, che venivano ospitati in una casa di cura e che erano in punto di morte, ed hanno constato che la maggior parte di loro avevano almeno una visione su chi stava al loro fianco e gli aspettava dall’altra parte. Gli scienziati spiegano questo fenomeno sia più frutto della mente umana che delle vere e proprie apparizioni; “Una sorta di difesa della mente quando sa che il corpo si prepara a cedere”.

Queste allucinazioni avvengono anche nei casi dove i pazienti vivono un esperienza premorte, si passa dal coma al risveglio o peggio da una morte certa a un risveglio “miracoloso”. Questo fenomeno gli scienziati dell’American Chemical Societv non lo reputano affatto un miracolo ma un qualcosa che la scienza può spiegare.

Si è infatti scoperto che il cervello continuerebbe a funzionare per diversi secondi anche dopo il trapasso.

I medici, infatti, hanno osservato attentamente gli impulsi elettromagnetici inviati dal cervello dei pazienti in punto di morte dimostrando come l’attività cerebrale sia presenti anche dopo 60 secondi dal decesso.

“La morte biologica è solo l’ultimo passo. Nel momento in cui una persona smette di vivere, alcuni organi permangono attivi; anche quando il cuore smette di battere e un paziente viene dichiarato clinicamente morto, il cervello continua a funzionare – spiegano i ricercatori – nel momento in cui sopraggiunge la morte, il cervello entra in uno stato iperattivo di percezione neurale, e questo potrebbe spiegare le cosiddette esperienze ai confini della morte”.

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