L’accettazione della morte: un racconto buddista, I PARTE

di Redazione Commenta

Accettare l’idea della morte non è mai una cosa semplice. Forse per l’idea di lasciare i nostri cari, o per le mille cose che ancora vogliamo fare, o semplicemente per la paura di scomparire, di diventare un niente. O forse quello che più ci terrorizza è il fatto di non sapere quello che ci aspetta, se continueremo a vivere anche dopo la morte, se ci aspetta l’inferno o il paradiso, se magicamente ci ricongiungeremo ai nostri cari defunti, o se dopo la morte ci sarà solo il buio, un lungo sonno e non saremmo più noi stessi.


Nel sutra dei Nirvana esiste un racconto che parla proprio dell’idea di accettare la morte e oggi leggeremo insieme la prima parte:

“Nell’antico oriente, quando c’erano tante foreste e non avevano ancora inventato né i libri né le scuole, i giovani che volevano diventare saggi andavano a vivere nei boschi per conoscere la natura e scoprire come funziona la vita. Questa storia racconta di un giovane chiamato Sessen Doji che viveva sulle Montagne Nevose, si cibava di frutti e di felci e si vestiva con una pelle di cervo.
Osservando attentamente il mondo, il ragazzo comprese che tutto ciò che nasce è destinato a morire. Tutto appare e scompare così velocemente come la luce di un lampo – pensava – come la rugiada che si scioglie al sole del mattino, come la lampada che è spenta facilmente dal vento. Nulla può sfuggire alla morte: alla fine tutti faremo il viaggio alle “sorgenti gialle” (il regno dell’oltretomba secondo gli antichi orientali).
Sessen Doji voleva capire il perché di tutto questo: si ritirò allora sulla montagna per riflettere e meditare.
Guardando dall’alto del cielo, un dio di nome Taishaku lo vide e pensò: «Benché nascano molti pesciolini, sono pochi quelli che diventano pesci adulti; benché i fiori del mango siano molti, sono pochi quelli che danno frutti. Lo stesso avviene per gli esseri umani: molti desiderano ottenere risposte alle loro domande, ma pochi ci riescono. La strada è piena di ostacoli e pochi riescono a perseverare e ad arrivare fino in fondo. Voglio mettere alla prova Sessen Doji». Così pensando, Taishaku prese l’aspetto di un mostro e si materializzò a fianco del giovane.
Sessen Doji non era riuscito ancora a scoprire nulla. A un tratto udì una vocina che diceva: «Tutto si trasforma, niente rimane uguale a se stesso. Questa è la legge di nascita e morte». Sorpreso, il giovane pensò: «Fantastico! è proprio quello che ho capito anch’io. Ma certamente chi ha parlato avrà ancora qualcosa da dire».

Si guardò intorno, ma non vide nessuno tranne un orribile mostro…continua!!”

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