Gli Shaker e gli spiriti

di Gianni Commenta

Nel XVIII secolo, in Inghilterra nasceva il movimento degli shaker. Solo una dozzina di anni dopo sarebbero salite alla ribalta le sorelle Fox, di cui abbiamo già parlato. Questo movimento prendeva il nome dalle danze che i membri della congregazione facevano.

Cosa avevano in comune gli shaker e le sorelle Fox? Gli spiriti dei defunti. Anche gli shaker comunicavano con loro. Erano nati come una affiliazione dei quaccheri e in America prosperarono dal 1826. Si contavano ben 18 comunità di shaker negli Stati Uniti in quei tempi.

I membri della congrega credevano nella parità dei sessi, erano pacificisti e praticavano il celibato. Ritenevano anche di poter parlare con i loro defunti e con i personaggi importanti trapassati. Fu nell’agosto del 1837 che venne segnato l’inizio di una intensa attività spiritica.

Nella comunità di Watervliet accadde che durante una danza un gruppo di ragazze cominciò a parlare una lingua sconosciuta e incomprensibile. Dichiararono poi di essere in contatto con gli angeli e le anime dei defunti. Ben questo si diffuse da questa comunità a tutte le altre.

Una delle idee caratteristiche di queste comunità era la loro convinzione di essere posseduti dagli spiriti degli indiani. Gli shaker che venivano posseduti parlavano e uralavano in quelli che venivano ritenuti dialetti indiani. Lentamente però questi episodi andarono diminuendo e scomparvero del tutto appena qualche anno prima che le sorelle Fox venissero conosciute e iniziassero la loro carriera.

Gli shaker non vollero mai allearsi con gli Spiritisti e saputo del clamore suscitato dalle sorelle mandarono un loro rappresentante, ma questi le trovò poco sensibili alla religione, gli shaker avevano una base cattolica, e troppo stravaganti nell’uitlizzare le loro capacità mediatiche.

Gli shaker produssero molti disegni che illustravano parabole di verità spirituale. Inizialmente pensavano si trattasse di disegni degli spiriti, ma poi vennero interpretate come opere di artisti umani ispirati.

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