Maledizioni antiche, dagli egiziani ai romani

di Valentina Cervelli Commenta

Le maledizioni antiche? Se ci pensiamo fanno ancora paura. Per quanto la scienza ci abbia insegnato a non essere più così superstiziosi come una volta ammettiamolo: un po’ di timore questi rituali ancora ce lo incutono.

Maledizioni antiche egizie contro tutti

Forse perché anche dal punto di vista religioso abbiamo sempre a che fare con una parte oscura del nostro credo. E liberarsi quindi dal male è difficile. Figuriamoci se parliamo di maledizioni antiche. Il mondo magico è da sempre stato parte della natura dell’uomo, convinto di poter invocare in positivo e in negativo la forza di dei ed elementi.

Che la si voglia chiamare stregoneria o in altro modo, è importante comprendere che le maledizioni antiche e i riti a esse legate sono testimonianza, giunta fino a noi, di come i popoli antichi credessero nell’occulto.

Parliamo ad esempio dei testi egizi di esecrazione che rappresentavano le maledizioni per eccellenza per quell’antico popolo. Si parla di frasi rituali con i quali avevano intenzione di eliminare o danneggiare il nemico, a prescindere dalla sua origine. Erano maledizioni antiche che venivano scagliate anche contro il vicino. Le parole venivano scritte su cocci e vetri o ceramica che veniva poi spezzata e dispersa o riutilizzata per riti magici specifici.

Vi erano delle ragioni alla base di questo comportamento. Il testo doveva essere infranto in modo tale che nessuno potesse riscriverci sopra e mandare le maledizioni di ritorno al mittente cancellandole per il destinatario. Inoltre il testo spezzettato era difficile da ritrovare e far scatenare la vendetta contro chi aveva scagliato la maledizione.  In questo modo nemmeno il mandante poteva cancellarla quindi ci si pensava bene prima di scagliarla. Le prime maledizioni antiche egizie di questa tipologia ritrovate sono risalenti al XIX secolo a.C.

Per romani magia scienza temibile

Anche i romani, conosciuti per essere un popolo essenzialmente molto concreto erano appassionati di occulto e per loro tutta una serie di azioni rappresentavano sventura. Ne sono un esempio il rovesciare acqua, olio o vino; incontrare per la strada carri che portavano ipposelino e trascinati da muli o ancora l’entrata di un cane dal manto nero in casa. Allo stesso modo portavano sfortuna il buco in un sacco di farina fatto da un topo o le travi di casa che si spaccavano apparentemente senza alcuna ragione.

Insomma la superstizione era alle stelle e si sa di rituali e scongiuri contro la sfortuna che venivano praticati con solerzia. La magia si trovava su un livello diverso però. Era infatti considerata, come ci ricorda Plinio, una scienza perversa e temibile che trovava addirittura condanna nell’antica Roma.  All’interno delle Dodici Tavole (451-450 a.c.) erano previste multe per chi scagliava maledizioni  e durante Silla, era addirittura prevista la morte.

 

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