Le tre teorie ESP – II

di Gianni Commenta

 

La prima teoria delle tre per spiegare l’ESP era quella delle onde invisibili, simili a quelle solari e dell’elettromagnetismo, le altre due sono altrettanto affascinanti. Questo di cui vi parlo è più recente e prende in considerazione una dimensione che sia al di fuori delle quattro conosciute.

È al di fuori dello spazio-tempo, ma viene ugualmente percepita. Prima di tutto chiariamo quali sono le dimensioni conosciute: esse sono altezza, larghezza e profondità a cui viene aggiunto il tempo che produce ciò che viene chiamato ipercubo.

Sembra che sia invisibile in realtà è ben conosciuto nell’ambito matematico. Alcuni studiosi proprio di questa scienza sostengono che nell’universo potrebbero addirittura essereci undici dimensioni, altri arrivano a concepirne ventisei.

La cosa incredibile è che alcuni fisici sono arrivati a pensare o sostenere che la coscienza umana, ovvero l’anima, possa appartenere ad un’altra dimensione che si interseca con le quattro conosciute di cui parlavo.

Se così fosse, le dimensioni prettamente materiali e il tempo si unirebbero ad una quinta leggera e metapsichica. L’ipotesi avanzata è che la mente, o anima, qui si fa un pò di confusione, sia in grado di influire sulle altre quattro.

Questo spiegherebbe molte condizioni e situazioni, anche quelle di propagazione di idee al di fuori dei soliti canoni fisici dell’universo. Ad ogni modo a conferma di questa teoria non ci sono prove.

La terza teoria prende in considerazione la meccanica quantistica che descrive il comportamento della materia, ma a livello subatomico, cioè particelle infinitesimamente più piccole dell’atomo. L’unità base non è la particella e nemmeno l’onda, però si comporta con le caratteristiche di entrambe.

Nella quantistica non si dice nemmeno con sicurezza che la materia esiste. Il microcosmo che questa scienza prende in considerazione sembra avere regole diverse dal macrocosmo. Fare degli esempi non è facile, ma detto semplicemente: un elettrone ha il suo corrispondente, un positrone, nell’antimateria. Se questi si urtano creano due fotoni che andranno in direzioni diverse, ma e qui viene il bello, sembrerebbe che uno sappia sempre cosa sta “facendo” l’altro.

Questo, confermato dagli esperimenti, dimostra che l’universo è concatenato e a livello subquantistico potrebbe esserlo anche alla dimensione dell’anima, la chiaroveggenza sarebbe così assolutamente plausibile.

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