Calendario e tradizione del capodanno Tibetano

di Gianni Commenta

I tibetani, hanno creato un loro calendario singolare, secondo il quale, organizzano la produzione agricola e la celebrazione delle feste tradizionali.

Il calendario tibetano è stato formato sulla base della produzione agricola, della temperatura, delle esperienze pratiche della popolazione e dell’assimilazione dei vantaggi degli antichi calendari indiani e han. Il calendario è diviso in 12 mesi che durano 29 o 30 giorni ed ogni 2-3 anni se ne inserisce uno bisestile per recuperare l’equilibrio tra i mesi e le stagioni.

Il calendario ha un ciclo di 60 anni e 10 tronchi terrestri che rappresentano i cinque elementi naturali, che ha due aspetti (Yin e Yang) e 12 rami terrestri a cui corrispondono i 12 segni zodiacali (topo, bue, tigre, coniglio, drago, serpente, cavallo, pecora, scimmia, gallo, cane e maiale).

Nell’antichità il nuovo anno del calendario cominciava quando il grano era maturo o quando veniva raccolto, in estate o in autunno. Dal 13° secolo dal regno di Shajia, durante la dinastia Yuan, l’inizio del calendario tibetano si avvicinò a quello han. Nella zona di Gongpu nella parte meridionale del Tibet, il nuovo anno inizia come in passato il primo giorno del decimo mese del calendario tibetano ed è chiamato ”nuovo anno Gongpu”, mentre nella parte occidentale, il capodanno cade in primo giorno del dodicesimo mese del calendario tibetano ed è chiamato perciò, ”Nuovo anno dei contadini”.

Il capodanno è la più grande festa del Tibet, ci sono preparativi che riguardano il cibo, gli indumenti, gli oggetti di uso quotidiano e i giocattoli, vengono preparati a partire dall’inizio del dodicesimo mese e ogni famiglia, comincia a seminare il qingke che verrà messo, davanti alla nicchia, per augurare un buon raccolto.

Con il capodanno, si fanno le grandi pulizie e si realizzano i disegni augurali bianchi sulla veranda e in cucina. Ogni famiglia, ha la sua testa di capra, poiché in tibetano, ”capra” si pronuncia alla stessa maniera di ”capodanno” e simboleggia la fortuna.

L’ultima notte dell’anno, i familiari si riuniscono in casa per mangiare insieme gli gnocchi con la carne secca, i residui del latte, la frutta e altri sei tipi di ingredienti e all’interno di alcuni gnocchi si mettono appositamente fili di lana, carbone, pezzetti di piselli o peperoncini per determinare il carattere di chi li mangia che può essere buono, cattivo, astuto, audace o forte. Dopo la cena, lo ‘’scacciare i demoni” è il rito che porta la festa al suo apice, basta dare una spazzata in ogni angolo della casa e strofinare tutto il corpo con la pasta di farina d’orzo che allontana tutte le sventure. Infine si getta la spazzature e la pasta contaminata in un crocicchio o in un’aia fuori del villaggio e si bruciano insieme a della legna.

La sera, vicino dai villaggi e dalle cittadine si vedono falò e appena accesi i fuochi, gli adulti indietreggiano subito per paura che gli spiriti li seguano, mentre i ragazzi giocano intorno al fuoco.

La mattina seguente, la padrona di casa di ogni famiglia va al pozzo o sorgente per prendere l’acqua pulita per tutto il giorno in modo che i familiari si lavino e gli animali domestici si abbeverino. Secondo la leggenda, si dice che la mattina del primo giorno del nuovo anno, il re degli inferi salga sulle cime nevose, per bere il latte fresco del leone sul monte. Gli schizzi del latte nell’acqua la rendono sacra.

Tutti i familiari dovranno indossare gli abiti nuovi, e tutti si dovranno sedere in fila in ordine di generazione. L’anziano della famiglia fa gli auguri a tutti portando un recipiente con cinque cereali. Allora, tutti prendono una manciata di pasta di farina d’orzo dal recipiente, ne spargono una parte in aria per dimostrare il loro rispetto agli dei e ne mettono una parte in bocca mentre dicono agli anziani più rispettati: ‘’salute e buona fortuna”. Dopo il contraccambio degli auguri, si mettono a tavola per la colazione.

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