Dizionario dell’esoterismo – dalla Fa alla Fan

di Gianni Commenta

Falce: Lama affilata, piegata a forma di arco e fissata ad un manico. È uno dei più antichi attrezzi usati dall’uomo, essendo nota fin dal VII millennio a.C. presso i Natufiani. Ebbe la sua forma attuale dopo il III millennio. Nella mitologia classica la F. è simbolo dell’agricoltura, ed è quindi attribuita alle divinità agricole Saturno Silvano e Demetra, ma è anche simbolo del destino e perciò pregevole attributo del Tempo e della Morte. La Massoneria la esibisce con uno scheletro nei suoi Gabinetti di Riflessione, quale simbolo della caducità delle cose terrene.

Fanatici: Derivato dal latino fanatici, a sua volta derivato da fanum, tempio. Durante i Romani designava i seguaci di culti orgiastici di origine orientale, quali quelli di Madre Bellona e della Gran Madre Cibele. Le loro cerimonie erano caratterizzate da manifestazioni deliranti e frenetiche di esaltazione religiosa, spesso culminanti con i sacerdoti che si ferivano con un’ascia bipenne. Ne deriva il termine fanatismo.

Fanatismo: Deriva dalla parola fanatico, è un termine impiegato dal XVIII secolo a significare esasperata esaltazione religiosa o politica, come pure eccessivo ed irrazionale entusiasmo per un’idea, o cieca fiducia nella validità delle proprie convinzioni, al di fuori dei limiti della ragione umana.

Secondo il filisofo Voltaire, «il Fanatismo sta alla superstizione come il delirio sta alla febbre ed il furore alla collera. Colui che va in estasi, od ha delle visioni, e scambia poi i suoi sogni per realtà, oppure che considera le sue fantasie come profezie, è affetto da entusiasmo. Chi invece sostiene questa sua fantasia con un delitto è un succube del Fanatismo c’è un Fanatismo a sangue freddo, tipico di quei giudici che condannano a morte quanti si sono macchiati del solo delitto di pensarla diversamente da loro. Tali giudici sono colpevoli e degni dell’esecrazione del genere umano in quanto, non essendo preda di furore omicida, avrebbero dovuto e dovrebbero poter ascoltare la voce della ragione». (Dizionario Filosofico, Ediz. Mondadori, 1974).

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