Dizionario Esoterismo – dalla Kar alla Keb

di Gianni Commenta

Karman: E’ un termine sanscrito che significa opera. Esso viene anche denominato karma e in età vedica indicava un atto rituale o sacrificale.

Con il passare del tempo tutte le religioni indiane, come l’indù, la buddhista e la jaina, adottò tale termine per indicare il peso, il fardello, il bagaglio, costituito dall’insieme delle azioni attive e passive, buone e cattive, anche appartenenti alle vite precedenti, compiute da ogni individuo. Tali azioni producono un frutto od una conseguenza (phala) che costringono l’anima (atman) all’emigrazione di esistenza in esistenza, ovvero determinando la sofferenza e la reincarnazione fino alla totale estinzione del Karman stesso.

Karnak: E’ una cittadina dell’Alto Egitto, sulla riva destra del Nilo, nei pressi di Luxor, essa sorge sul luogo dell’antica Tebe, della quale rimangono diversi templi, tra i quali quello di Khonsu, con il santuario di Osiride, di Amon, di Mut, di Ptah e di Ramesse III.

Il complesso di Karnak, dedicato al dio Amon di Tebe, alla sposa divina Mut ed al figlio Khonsu, ma con costruzioni erette in onore di Montu, di Osiride e di Ptah, costituisce il più colossale complesso monumentale della religione egiziana.

Per duemila anni i faraoni come Tuthmosis I, regina Hasepsowe, Tuthmosis III e Ramesse III restaurarono, ampliarono e costruirono numerosi templi, santuari, cappelle, piloni e stazioni processionali. Karnak è un mix di edifici religiosi di insuperabile imponenza, ma manca di unità stilistica e di organicità di pianta, a causa del lungo periodo di tempo (oltre mille anni) durante il quale ogni sovrano volle modificare ed aggiungere nuove sostituzioni al complesso principale della divinità dinastica.

Kasher: E’ un termine ebraico che significa adatto, indica i cibi e gli oggetti ammessi dalla legge biblica. Non sono Kasher, e sono proibiti, tra gli altri, il sangue, i suini, i molluschi, il latte mescolato alla carne, i tessuti misti di lana e lino, l’impiego di libri sacri rovinati.

Kebra Nagast: E’ un racconto etiopico sacro per gli ebrei falasha dell’Etiopia, il cui nome in ge’ez significa Gloria dei re.

Viene attribuito a Yeshaq di Axum, e pare sia stato scritto durante il regno di ‘Amda Syon I, intorno al 1314-1322. Si tratta di un rifacimento di una redazione arabo-persiana di un racconto copto (VI secolo) di probabile origine egiziana. L’opera intende glorificare la dinastia etiopica dei Salomonidi, nella persona di Menelik I, fatto discendere direttamente dal re di Israele Salomone e dalla mitica regina di Saba, dei quali viene diffusamente narrato l’incontro.

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