Le Arpie

di Gianni Commenta

Oggi parleremo della figura dell’arpia, è un mostro mitologico che ha la testa di donna e un corpo di uccello dotato di artigli.
La mitologia greca le colloca nelle isole Strofadi, in Grecia l’origine del loro mito deve ricondursi a una divinazione del vento. Poi vennero identificate nelle avversità che colpivano le popolazioni: guerre, carestie, epidemie e cataclismi.

Queste creature vengono considerate demoni della tempesta, si cibano delle anime delle persone, dopo averli rapiti, quando non riescono a farlo, sporcano coi loro escrementi.

Fanno parte della generazione pre-olimpica, inoltre si credeva rapissero i bambini e le anime dei morti.

Re Fineo secondo la leggenda,era tormentato da questi mostri i quali gli rubavano tutto quello che gli veniva messo davanti, il cibo e sporcavano tutto quello che non potevano rubare. Fineo chiese agli Argonauti di liberarlo dalle arpie che la costrinsero a volare.

Il destino aveva definito che le Arpie sarebbero morte uccise dai figli di Borea, il vento del Nord, che sarebbero morti se non avessero raggiunto le Arpie, così promisero di lasciare stare Fineo, basta che venisse consentito loro di vivere. Si nascosero poi in una caverna nell’isola di Creta.

Secondo la mitologia, una di esse concepì con Zefiro i cavalli di Achille. Le Arpie sono tre: Aello (burrasca), Ocipete (Colei che vola veloce) e Celeno (l’oscura), figlie di Taumante ed Elettra, sono potenti nel volo e hanno dei bellissimi capelli.

Le tre arpie vengono anche chiamate Erinni e sono considerate la personificazione della vendetta femminile, secondo la leggenda esse nacquero dal sangue di Urano fuoriuscito quando Crono lo evirò, mentre un’altra tradizione le dice figlie della Notte.

Venivano rappresentate come geni alati, i capelli formati da serpenti, con in mano torce o fruste. Una delle caratteristiche più terrificanti delle Arpie è il fetido odore che mettono. Altre fonti le identificano come mostri alati con testa, busto e braccia di donna e il resto del corpo di uccello rapace, erano portatrici della vendetta divina.

Altre leggende dicevano che erano quattro le arpie chiamate Aello (‘tempesta’), Celeno (‘oscura’, nubi tempestose), Podarge (‘veloce’) e Ocipete (‘colei che vola rapida’), erano figlie di Taumante, figlio di Ponto (il mare) e di Elettra figlia del titano Oceano . Si diceva che vivessero nelle isole Strofadi nel mare Ionio o in una grotta sotterranea a Creta, e che volassero con la rapidità e la violenza delle burrasche.

Per Ariosto le Arpie erano sette ed erano i sette peccati capitali. Troviamo le Arpie nell’Odissea di Virgilio, nell’Inferno di Dante, nella Regina delle Fate di Spencer e nel Paradiso Perduto di Milton.

Le Arpie nell’Odissea
Odissea:
“ecco che le fanciulle le Arpie rapirono in aria,
e in balia delle Erinni odiose le diedero.”

Eneide:
“Strofadi grecamente nominate
Son certe isole in mezzo al grande Jonio,
Da la fera Celeno e da quell’altre
Rapaci e lorde sue compagne arpie
Fin d’allora abitate…”

sempre Eneide:
“Altro di queste
Più sozzo mostro, altra più dira peste
Da le tartaree grotte unqua non venne.
Sembran vergini a’ volti, uccegli e cagne
A l’altre membra; hanno di ventre un fedo
Profluvio, ond’è la piuma intrisa ed irta,
Le man d’artigli armate, il collo smunto,
La faccia per la fame e per la rabbia
Pallida sempre, e raggrinzita e magra…”

Orlando Furioso:
“Erano sette in una schera, e tutte
Volto di donne avean pallide e smorte,
Per lunga fame attenuate e asciutte
Orribili a veder più che la morte:
L’alaccie grandi avean deformi e brutte,
le man rapaci, e l’ugne incurve e torte;
Grande e fetido il ventre, e lunga coda
Come di serpe che s’aggira e snoda…”

Divina Commedia (inferno):
“Ali hanno late, e colli e visi umani,
piè con artigli, e pennuto l’gran ventre;
fanno lamenti in su li alberi strani…”

Paradiso riconquistato:
“con suono d’ali di Arpia e strepito di artigli”
(scomparve il banchetto di Satana)

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