Dopo avere spiegato l’importanza della Festa di Giano nel calendario esterico, occupiamoci dell’inno rivolto nelle religioni romane, latine e italiche a quello che era considerato uno degli dei più importanti da celebrare. Dopo il salto leggiamo dunque l’inno a Giano.
O Giano bifronte, origine dell’anno che scivola silenziosamente, solo tu tra gli dei superi che vedi le tue spalle: sei presente alla destra dei capi, con la fatica dei quali la terra fertile produce orzi tranquilli e il mare anche. Sei presente alla destra dei tuoi padri, e del popolo di Romolo: e apri con un cenno le cose favorevoli per il tuo tempio. La luce sorge propizia, favorite gli spiriti e le parole. Ora sono da dirsi buone parole nel giorno favorevole. Le orecchie mancano di lotta, e le dispute furiose stiano sempre lontane: divulga il tuo lavoro, o lingua invidiosa, e fai in modi che splenda il cielo con i fuochi profumati e accesi questi, canta con la spiga della Cilicia.
La fiamma, con il suo splendore colpisce l’oro dei templi, e sparge il raggio tremolante dal punto più alto del tempio. Tarpea va nell’acropoli con le vesti intatte, ed lo stesso popolo è di colore uguale alla suo giorno di festa. E già avanzano i nuovi fasci e la nuova porpora brilla e il ricco avorio sperimenta nuova importanza. I teneri torelli offrono i colli da sgozzare per il lavoro agricolo, [torelli] che l’erba del territorio dei Falisci nutrì con i suoi campi. Giove guardi verso tutto il mondo dalla sua sede e non abbia niente altro che il mondo romano da proteggere. Non abbia null’atro che il mondo romano che lui protegga.
Salute, o giorno felice, e ritorna sempre migliore degno di essere venerato da un popolo potente. Dirò: quale dio, infatti, posso dire che tu sia, o Giano bifronte? Infatti la Grecia non ha nessuna divinità pari a te. Svela nello stesso tempo il motivo perché, solo tu tra gli dei, vedi ciò che è alle spalle e ciò che è davanti.
A me, che esamino queste cose, con le tavolette prese, il tempio apparve più splendente di come fu in precedenza.