Dove andiamo dopo la morte?

di Redazione Commenta

Dove andiamo quando moriamo? In paradiso? All’inferno?
Se valutassimo solo le risposte che ci danno le tante religioni, che esse siano orientali o occidentali, avremmo solo delle supposizione confuse su ciò che poi è la realtà. Quindi forse l’opzione migliore per scoprire la risposta esatta sarebbe quella di affidarci al pensiero spiritista, che non prende “parte” di nessuna filosofia esistente e si basa solo su esperienze di spiritisti esperti?


Questi spiritisti nel corso degli anni grazie alle loro esperienze e doti medianiche di comunicazioni con gli spiriti hanno potuto verificare ciò che accade quando una persona muore, e quindi anche sfatare dei miti, come il paradiso, l’inferno e il purgatorio.

Al contrario di quanto si pensa, da morti si rimane sempre gli stessi; con gli stessi pensieri e lo stesso carattere, tanto è vero che molto spesso capita che il defunto non riesce a comprende subito di essere morto. Lui si guarda e si vede lo stesso. Ed il luogo in cui si trova non ha a che fare ne con il paradiso, ne con l’inferno, anzi vede esattamente il mondo come lo vedeva prima. Vede i suoi famigliari, con cui potrà parlarci, toccarli, con la differenza che loro non potranno sentire il suo tocco o rispondergli.

Si pensa inoltre che una volta morti i “compiti” della vita sia terminati, ma così non è.

“Il primo periodo dopo la morte è un periodo in cui c’è poca attività ma molta ricezione. Al corpo astrale è ancora legato il doppio eterico, in questo particolare stato l’uomo vede tutta la vita percorsa, gli errori fatti, i comportamenti avuti con altre persone, i trionfi, gli sforzi, qui conosce lo scopo della sua vita e così può comprendere quanto sia giusta la Legge naturale.

Dopo questo momento il corpo eterico si stacca dal corpo astrale e l’uomo cade in uno stato di incoscienza simile ad un sogno. Quiete e raccoglimento dovrebbero essere gli approcci dei famigliari a tale stato affinché possano aiutare la persona a ripercorrere senza disturbi il passato, i pianti eccessivi, le urla non fanno altro che distogliere l’attenzione dal percorso che invece dovrebbe percorrere e fanno cadere la persona in uno stato di pena ed angoscia. Alcuni giorni dopo la morte ( generalmente3-4 giorni) il corpo astrale, ormai separato dal doppio eterico, sosta nel piano astrale corrispondente al suo grado di densità che , come sappiamo, dipende dal tipo di vita condotta, qui l’uomo appare quello che è, non può indossare più maschere.

A seconda del piano astrale dove esso sosta si può parlare di piani astrali simili all’idea comune di “inferno”( bassi piani astrali), piani astrali simili all’idea comune di paradiso e infine zone astrali simili all’idea comune di purgatorio.”

Fonte: mondodeglispiriti.wordpress.com

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