I templi di Iside scomparsi

di Redazione Commenta

Oggi continueremo a parlare dei templi che sono stati costruiti in onore alla de a Iside e che grazie a vari musei e paesi rimangono ancora in vita. A Nubia, prima che venisse sommersa dalle acque del Nilo ed divenuta l’attuale lago Nasser, alcuni piccoli templi costruiti per il culto di Iside, vennero offerti a vari musei di varie nazioni, a patto che provvedessero ai finanziamenti e a fare rimanere in vita l’adorazione della dea, questo portò alla diffusione del culto di Iside in tutto il mondo. Molti delle parti dei templi che sono stati distrutti con il tempo e a causa delle intemperie sono state portate nei musei e vivono ancora ora.

Tempio di DehoD -Madrid, parco municipale, Spagna

Questo tempio risalente al terzo secolo a.C. venne decorato e forse anche costruito da un re meroitico, Azekheramun. La struttura comporta anche pani tolemaiche e da certe iscrizioni risulta che il tempio era dedicato sia ad Amon sia a Iside. Il tempio di Dehod era una «stazione» ovvero luogo di riposo del viaggio annuale di una statua di Iside nella zona settentrionale della bassa Nubia che la dea compiva per assicurare benedizioni alla terra.

Tempio di Dendur – New York Metropolitan Museum of Art

A questo piccolo santuario un tempo erano addetti sacerdoti appartenenti al tempio di Iside a Filae. È fatto di tre soli locali e sorgeva di fronte a una parete rocciosa che ospitava la tomba di due fratelli, Pedesi e Pehor, figli di un alleato nubiano di Roma al quale l’imperatore desiderava rendere onore facendo costruire il piccolo santuario dedicato alla loro memoria.
Al pubblico non è permesso di accedere alla fragile struttura di arenaria che si può tuttavia ammirare dall’esterno. Dalle porte è parzialmente visibile l’interno decorato.

Tempio di Taffa – Leìda (Olanda), Museo di amichila

Questo affascinante tempio sorgeva sulle rive del Nilo, in un punto in cui le acque erano particolarmente turbolente. Dedicato a Iside, è sopravvissuto alle devastazioni del tempo, a un confuso tentativo di restauro all’inizio del secolo e a una demolizione causata da una nave che urtò la chiatta su cui veniva trasportato.

Queste informazioni sono state prese dal libro intitolato il “Mistero di Iside”

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