La storia di alchimia e cabala – parte II

di Gianni Commenta

Ricordiamo che era la notte di Natale e appena fu buio i tre uomini presero pentagrammi e lanterne e si recarono al vigneto e, senza fare alcuna operazione di purificazione, inziarono l’invocazione per come era descritto nei libri di Weber. Per prima cosa tracciarono sulla porta della capanna il tetragramma, poi accesere un piccolo fuoco di carbonella.

Disegnarono un cerchio sul soffitto e verso le dieci di sera Gessner cominciò ad invocare lo spirito solare ripetendo per tre volte un incantesimo che gli sembrava molto adatto alla situazione. Stavano citando dei passi del libro “La discesa di Cristo all’Inferno” in cui si trovavano molti riferimenti divini.

Appena dopo aver fatto questo chiamò Och, principe del regno del Sole affinchè mandasse il suo servo, lo spirito custode del tesoro, Nathael, da loro per aiutarli a trovarlo. Fu a quel punto che Weber disse di essere caduto in delirio. Difatti quando lo trovrono era ancora privo di conoscenza, mentre gli altri due erano morti.

Il loro decesso era avvenuto per morte violenta, erano pieni di graffi e lividi. I giudici di Jena affrontarono la vicenda, ma non riuscirono a trovare un indizio e ad elaborare una spiegazione razionale. Quindi decisero che la tragedia era avvenuta perchè i tre non avevano seguito la giusta procedura del rituale.

La popolazione della cittadina però cadde vittima di una psicosi collettiva, un’isteria di massa inspegabile. Cominciarono a sistemare nel vigneto delle guardie per indagare sulla tragedia e il giorno dopo vennero ritrovate nelle stesse condizioni dei tre che si erano improvvisati maghi. All’interno della capanna c’era ancora il libro e i due superstiti raccontarono di aver visto un ragazzino entrarvi dentro.

A questo episodio non venne mai data risposta definitiva e mai si seppe concludere cosa realmente potesse esere successo agli uomini coinvolti. Certo è che questo non fu un caso isolato e in altre parti del continente venivano raccontate storie di persone che erano rimaste vittime delle loro stesse magie, spesso per non averle fatte nel modo corretto.

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