Malocchio, la superstizione per eccellenza: come difendersi

di Gianni 2

Nessuno sa esattamente dove abbia avuto origine la più diffusa, e si ritiene antica, pratica del malocchio. Milioni di persone in tutto il mondo ci credono  e sono convinte che altri possano far loro del male solamente attraverso uno sguardo malevolo.

Si presume, anche se non è certo, che arrivi dal Medio Oriente di età precristiana e da lì si sia poi propagata in tutta Europa e poi nelle Americhe attraverso l’Asia. Nelle comunità rurali è, come si può immaginare, più sentita che nelle altre.

Il potere di causare danno o distruzione, o anche solo sfortuna, deriverebbe proprio dalle profondità dell’occhio attraverso lo sguardo e sarebbe in grado di colpire sia uomini che animali, ma anche oggetti. La vittima del malocchio potrebbe morire per un incidente oppure lentamente, per una malattia.

Gli animali potrebbero morire, oppure smettere di fare figli, o anche solo abortirli. Le mucche non darebbero latte e le galline semtterebbero di fare le uova. Un vecchio racconto narra che in un paese della Grecia addirittura un frantoio si spaccò in due solo per lo sguardo di un passante.

Il malocchio causerebbe danno ovunque si posa e ad attirarlo sono tutte le cose che hanno sufficiente valore da essere ammirate e invidiate. Il malocchio pare non sopporti le cose belle, insimma sarebbe l’opera dell’invidioso che, non avendo, preferisce distruggere piuttosto che creare qualcosa di altrettanto bello!

Difatti invidia e avidità si danno la mano da millenni e se ne trovano citazioni anche nella Bibbia. L’ultimo dei Dieci COmandamenti parla proprio di questo. Invidiare non è un sentimento positivo. Lo è l’ammirazione. Ammirare qualcosa di qualcun altro può servere a farcelo desiderare e a darci da fare, onestamente, per procurarcelo. A quanto dicono il modo migliore per non attirarsi il malocchio è non vantarsi nè di ciò che si ha, nè delle proprie imprese. Una risposta molto utilizzata in Italia e che allontana la possibilità di esserne vittima è di rispondere “Non c’è male, grazie a Dio” a chi ci chiede “come stai?” (foto:cicap.org)

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