Brian O’Leary da astronauta a metafisico: dai Crop Circles alla Free Energy – seconda parte

di Gianni Commenta

Oggi voglio continuare a riportarvi l’intervista fatta all’astronauta Brian O’Leary secondo cui, tutto ha avuto inizio quando visse un’esperienza molto particolare ad un “Lifespring” negli anni ’70.

Hai mai lavorato con l’esobiologo inglese Rupert Sheldrake? Sembra che tu stia definendo il suo stesso concetto di risonanza morfica.

Sì, ho collaborato con lui. Il concetto di risonanza morfica è molto significativo nell’ambito dei campi energetici della coscienza che, interagendo, provocano degli effetti nella realtà fisica. Sheldrake e le sue idee sono estremamente importanti ma vi sono anche altri, come David Bohm ed il suo Ordine Implicito, nonché tutti i fisici del 19° secolo che ci hanno fornito il concetto di etere.

Dici che sta avvenendo un mutamento di schemi. Nonostante ma Samuel Hahneman (il “padre” dell’Omeopatia), già nel secolo scorso, abbia espresso il medesimo concetto di energia nella medicina omeopatica, esso non viene ancora accettato dalla scienza ufficiale.

È vero. Gli studi di Nikola Tesla, di T. Henry Moiré e di altri pionieri, a parte il mio lavoro negli ultimi tre anni, hanno teso alla scoperta delle prove più evidenti dell’esistenza della “free energy”. Gli esperimenti vengono condotti in tutto il mondo, ma ciò che mi rende triste è che in questo Paese (gli USA) molti degli scienziati e degli studiosi più brillanti sono stati costretti ad espatriare perché l’ambiente qui è ostile a questo tipo di evoluzione. Le forze di soppressione provengono da molte diverse fonti, inclusi gli stessi ricercatori. C’è carenza di fondi e di sostegno, gli inventori sono isolati, le nostre leggi sui brevetti sono antiquate e le strategie di investimento “bizantine”: ci si aspetta di recuperare subito i propri capitali grazie al successo di un determinato nuovo strumento, ma i profitti possono variare da miliardi di dollari a zero. Fino ad ora, i ricavi sono mancati, ci vorranno probabilmente decine di milioni di dollari prima di trovare la soluzione giusta e nessuna compagnia americana si è dimostrata disponibile a stanziare tali somme. Il Giappone, invece, sta finanziando le ricerche sulla fusione fredda. I pionieri della chimica, Martin Fleischmann, della Southampton University e Stanley Pons, della University of Utah, avevano scoperto la fusione fredda alcuni anni fa. Rifiutati da questo Paese, ora vivono e lavorano a Parigi, finanziati dai Giapponesi per circa nove milioni di dollari. Il Dott. Suji Inumata, presidente dell’Istituto Giapponese di Psicotronica ed autore di svariate ricerche, ha sviluppato un prototipo, grazie a due milioni di dollari erogati dalla Toshiba Corporation per i magneti superconduttori.

Intervista di Swami Virato, scrittore, studioso di filosofie orientali ed editore della rivista New Frontier Magazine.
Fonte italiana | SEgnidalcielo

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