Constantine Hering, approccio alternativo alla malattia – parte I

di Gianni 2

La nascita di Constantine Hering fu di per se stessa già il primo segno di una personlità particolare. Nacque l’1 gennaio del 1800 inaugurò un secolo e divenne il padre della moderna omeopatia americana. In realtà il suo approccio cominciò da basi ben diverse: era assistente dl dottor Robbi che doveva dimostare l’inefficacia delle cure naturali.

Dopo aver fatto studi e ricerche oltre che prove affermò che l’omeopatia funzionava e lasciò l’incarico all’università. Questo anche perchè durante le sue ricerche ebbe un’infezione si fece guarire proprio da un rimedio omeopatico, quando invece i medici gli avevano detto che avrebbe dovuto amputarsi la mano.

Hering, che si era laureato all’università di Lipsia e che poi si trasferì in America, scrisse libri e trattati e viene considerato il padre dell’omeopatia americana e i suoi studi hanno riguarato anche gli usi della nitroglicerina trent’anni prima che la medicina tradizionale la utilizzasse.

Hering aveva osservato che la malattia seguiva un decorso in tre stadi e riconoscendo questi un omeopata poteva capie se il paziente stava guarendo, o meno. Il modello di cui parla l’omeopata è riconosciuto da agopuntori e praticanti di altre discipline.

Secondo lui la guarigione comincia dall’interno, ovvero dallo stato mentale ed emotivo e poi dagli organi vitali, in seguito si estende verso gli strati sempre più esterni del corpo. In seguito a questo i sintomi che il paziente ha avuto come manifestazione della malattia ritornano, ma in ordine inverso, cioè dall’ultimo al primo.

Il terzo passaggio è che c’è un peggioramento della malattia dal punto di vista fisico, ma un miglioramento mentale e spirituale per cui la persona si sente meglio. Dopo di ciò la persona si riprende completamente e supera la malattia. Hearing scrisse molti libri tra cui anche un libro in cui parlò di quaranta metodi con cui curarsi con l’omeopatia, ma rimandiamo al prossimo articolo.

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