I colori e il mondo spirituale – Steiner, parte III

di Gianni Commenta

Tra Steiner e il contadino Felix Kooguski nacque un’amicizia duratura e il giovane scoprì Goethe. Attraverso la sua opera poetica Stenier si convinse d’aver incontrato uno “spirito affine“. Goethe aveva la passione per le sceinze, scrisse difatti trattati di botanica, ottica, anatomia e allo stesso tempo ascoltò le voci della natura, cioè dell’anima.

Mentre studiava il grande “maestro” ebbe da un editore l’incarico di curare la pubblicazione proprio di una sua raccolta di opere scientifiche. Nel frattempo iniziò a dare lezioni privare per arrotondare e si trovò ad insegnare ad un ragazzo autistico di nome Otto scollegato dalla realtà e ritardato mentale.

Dopo qualche tempo chiese ai genitori di potersi occupare totalmente della sua educazione ed ebbe il loro consenso, iniziò quindi ad applicare a Otto le tecniche pedagogiche che aveva calibrato sui suoi bisogni e in meno di due anni fece regredire completamente i disturbi del ragazzo.

Steine si laureò in medicina ed iniziò ad esercitare la professione, ma l’esperienza con Otto influenzò le sue teorie pedagogiche portandolo alla conclusione che un buon insegnante deve conoscere a fondo i suoi studenti.

Ebbe modo di lavorare in ambienti intellettuali dove maturò le sue convinzioni e nel 1893 pubblicò “Filosofia della libertà” un saggio nel quale sosteneva che l’uomo poteva giungere ad una conoscenza che trascendeva il mondo materiale, ma il suo pensiero era talmente contrario a tutto ciò che veniva inteso come vero in Germania che nessuno gli diede retta.

Questo lo portò ad una profonda crisi interiore che sfociò negli studi sul Cristianesimo e sulla sua del tutto personale convinzione del ruolo di Cristo nella storia dell’umanità. Steiner si convinse che c’era stato un tempo in cui tutti gli uomini erano chiaroveggenti come lui e potevano guardare nel regno spirituale. Però poi l’uomo era stato ossessionato dal mondo fisico ed aveva perso i suoi poteri divinatori. (continua)

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