Il quadro di “Sibilla di Cuma”

di Redazione Commenta

A volte i presentimenti vanno ascoltati, facendo attenzione ad ogni particolare, questa è la storia di una contessina e di un quadro assassino.

Nel 1803 il principe Radziwilli raccontò che, con sua moglie, accolsero nella propria casa la nipote contessina Agnese Lanskoronska che a soli sei anni era diventata orfana, la povera piccola però soffriva di una fobia al quanto strana, ogni volta che varcava la porta della sala con appeso il quadro di “Sibilla di Cuma” gridava e veniva presa da forti convulsioni. Il principe e la principessa ovviamente pensarono che era una paura datole dall’età, ma crescendo si accorsero che la paura non passava, anzi aumentava sempre di più.

Nel 1797 la contessina Agnese festeggiò nel palazzo il suo pomposo fidanzamento, a cui presero parte sessanta magnati con le loro dame, dopo la consueta cerimonia, tutti si spostarono nella famigerata stanza, la contessina si avvicinò alla sala senza alcuna paura, allorché lo zio, felice, pensò che finalmente la strana fobia le fosse passata, ma subito dopo fu presa dalla stessa paura di sempre, cosi il ragazzo, futuro fidanzato, la spinse in avanti nella sala, facendole coraggio, e chiuse alle sue spalle la porta. Appena chiusa la porta si senti un lamento, come se qualcuno si trovasse in grave pericolo, il fidanzato spaventato e pallido riaprì immediatamente la porta, e un’ immagine agghiacciante colpi i presenti, il quadro, poco prima appeso, era caduto colpendo, con la sua bella cornice di ferro dorato la testa della povera contessina che morì sul colpo.

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