Bastavano dicerie e false testimonianze, come risaputo, per far condannare una donna ritenuta e presunta strega, ma questo non impedì che venissero studiati sistemi per cercare di verificare la colpevolezza o innocenza delle indiziate.
Uno dei metodi più comuni era l’ordalia d’acqua, pratica molto antica che arriva addirittura dal codice di Hamurrabi del II millennio a.C. che inizialmente veniva impiegata per qualsiasi crimine e nel XVII divenne invece test eseguito sulle streghe.
La pratica consisteva nel gettare la donna in acqua. Se galleggiva era una strega e quindi veniva giustiziata, se andava a fondo, come succedeva spessissimo, moriva annegata, ma questo la rendeva degna di sepoltura.



