Canto sciamanico

di Gianni Commenta

Il canto sciamanico riveste un ruolo fondamentale al pari della preghiera.

Non solo preghiere ma quando parliamo di sciamanesimo non possiamo non prendere in considerazione i canti. D’altronde in antichità tutto quello che serviva per evocare spiriti e alte divinità era spesso utilizzato e il canto era uno degli strumenti più gettonati per evocare gli spiriti. Il motivo? Lo sciamanesimo, persegue proprio questo obiettivo visto che non è altro che lo studio sulle azioni portate avanti dagli sciamani, coloro che mettevano in relazione la propria forza vitale con lo spirito di ogni altro essere o cosa (che sia spirito legato a esseri umani, animali, vegetali, minerali o esseri celestiali non ha importanza).

Ecco perché il Grande Spirito, ovvero colui che dà vita a tutto e che è il senso dell’esistenza di ognuno, riveste per gli sciamani una importanza fondamentale dai tempi dei tempi. Della preghiera sciamanica al Grande Spirito ci siamo già occupati, ma di seguito aggiungiamo un altro canto che ancora una volta sottolinea lo stretto rapporto tra la forza vitale di ciascun individuo e lo spirito che lo circonda.

PREGHIERA SCIAMANICA, INVOCAZIONE AL GRANDE SPIRITO

Quando io incomincio a cantare,
a gettare un po’ di parole,
io tramuto il mare in montagna,
degli scogli io faccio degli scudi,
io faccio una predella del fondo.

Le canzoni, queste non mancano mai
quando mi dò al libero sfogo;
non si spengono affatto nel fiore,
alla fine del loro meriggio.

Inaridiscano tutti i gigli,
si perdano i ginepri,
scompaiano tutti gli aceri,
prima che la mia voce inaridisca,
prima che finiscano le mie canzoni.

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