Cagliostro, mago o inganno?

di Valentina Cervelli Commenta

Cagliostro, pseudonimo del siciliano Giuseppe Balsamo, è passato alla storia come mago e alchimista. Ma c’era qualcosa di reale o si è trattato di un semplice inganno? Non dobbiamo dimenticare che l’uomo frequentò per tutta la vita corti europee e non solo.

Vita intensa quella di Cagliostro

Parliamo di una persona di umili origini, nata nel 1743 che vide cambiare il suo destino, passando dalla strada alle corti europee, grazie alla madre. Una volta rimasta vedova questa lo inviò prima al seminario di Palermo e poi al convento della Misericordia di Caltagirone. Dal primo scappò e dal secondo fu cacciato per dissolutezza. Ma in quegli anni ebbe modo di far suoi i segreti del farmacista del convento e di truffare un gioielliere a proposito di un tesoro inesistente.

Fu considerato un buon medico per l’Ordine dei Cavalieri di Malta, dei quali raccontò di aver fatto parte, ma fu quando si stabilì a Roma nel 1766 sposando Lorenza Feliciani (detta Serafina) che iniziò per Cagliostro la vita che di lui noi tutti conosciamo.

Davanti a personaggi come Cagliostro è normale porsi la domanda se una persona come lui sia stata un alchimista serio o meno. Soprattutto per quel che nei secoli è stato riportato di questa disciplina. Quel che appare certo è che si spostò in Europa e in Russia sotto diverse identità, arrivando a incrociare la propria vita anche con quella di Giacomo Casanova. Il noto seduttore raccontò che un pellegrino dalla pelle scura lo derubò mentre lui corteggiava Serafina, la sua compagna.

Massoneria importante nella sua vita

Caogliostro come conte nacque “ufficialmente” nel 1776 a Londra dove fece reale fortuna entrando in diverse logge massoniche. Grazie soprattutto ai balsami curativi che era in grado di preparare e un “elisir di eterna giovinezza” molto richiesto da chi a quei tempi aveva soldi da spendere.

Il suo viaggio in Russia nel 1779 non ebbe l’effetto sperato sulla zarina, che ne smascherò la fallacità. Stabilendosi successivamente a Strasburgo, il conte di Cagliostro guarì in modo gratuito moltissima gente povera: fattore che ne migliorò la reputazione. Insieme alla guarigione di alcuni ricchi clienti da febbri sconosciute.

È certo che le nozioni di farmacia che apprese al monastero ne segnarono la fortuna in diverse situazioni. Cagliostro però non rinunciò mai a “stupire” attraverso la magia, truffando in alcuni casi con riti magici assurdi, personaggi noti della società del tempo.

E se venne assolto dai giudici francesi per una truffa coinvolgente niente di meno che la Regina Maria Antonietta di Francia, i suoi contatti ripresi a Roma negli anni novanta del millesettecento lo portarono sotto l’occhio attento dell’Inquisizione che lo scomunicò, lo condannò per eresia e lo fece rinchiudere, dal 20 aprile del 1792 nel castello di San Leo, vicino Urbino dove morì quattro anni dopo.

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