Cinesi, greci e arabi alle prese con i vampiri

di Gianni Commenta

Gli antichi cinesi temevano il qiang shi, secondo le leggende un demone che abitava nei cadaveri e faceva in modo che non si decomponessero. Per far questo li spingeva a nutrirsi di sangue di altri cadaveri o esseri viventi.

Questo demone aveva occhi scintillanti e artigli. Il corpo era coperto di pelo bianco o grigio ed esteticamente orribile. I cinesi erano convinti che bastessero un teschio oppure uno scheletro per far si che un’anima cattiva potesse trasformarsi in un vampiro.

Un’altra credenza era che se un gatto nero fosse balzato sul cadavere questo gli avrebbe trasmesso la “natura” felina e quindi il corpo si sarebbe trasformato in un vampiro. Stavano ben attenti a non lasciare un gatto nella stessa stanza con un morto!

Il cadavere non si sarebbe decomposto se fosse stato illuminato dalla luce del sole o della luna. Per i greci c’erano l’Empura e il lamia. Il primo era un demone in grado di entrare in corpo, la seconda abbracciava i giovani uomini per poi bere il loro sangue.

La parola “lamia” veniva anche utilizzata per descrivere delle donne grottesche che avevano la parte inferiore di animale, con la pelle di serpente e che volavano per cercare bambini cui bere il sangue. Per gli arabi invece c’era il ghoul, un demone femmina che vagava per i cimiteri e succhiava il sangue ai morti.

Finiva però per azzannare anche i vivi! Stava acquattata in attesa di poter piombare sugli ignari viaggiatori e passanti. Con l’arrivo del cristianesimo sembrò che queste credenze di morti che si alzavano dai sepolcri aumentassero a causa di alcuni scrittori cristiani che mescolarono credenze pagane e cristiane.

Queste credenze furono diffuse e rafforzate dagli insegnamenti del corpo e del sangue di Cristo che venivano consumati dai fedeli. Il cristianesimo si diffondeva e anche i racconti sui vampiri e nacquero procedure per identificare e punire i vampiri.

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