Gli indiani d’America e i sogni

di Gianni Commenta

Tutte le tribù americane “primitive” credevano ai sogni e basavano la loro vita su di essi. Era in base ai sogni che organizzavano la caccia , la pesca, il commercio e tutte le loro altre attività. Ai sogni sacrificavano ogni cosa perchè da questi ne ricavavano presagi.

Secondo questi popoli i sogni erano la sorgente e il fondamento della spiritualità. Un gesuita vissuto nel 1600 affermava che il sogno presiedeva a feste, danze, canti e giochi ed era la divinità principale delle popolazioni indigene. Gli indiani erano fermamente convinti che durante i sogni l’anima vivesse in un altro mondo, un regno indipendente dal corpo.

Per loro erano così veri i sogni che se per esempio un Cherokee veniva morso da un serpente in sogno al risveglio andava a farsi curare. I sogni si dividevano in due: quelli comuni, di cui non tenevano conto e quelli che ritenevano avessero un significato.

Chi sognava avrebbe potuto vedere gli animali sacri o una delle divinità della tribù, oppure ricevere istruzioni sul suo totem personale, la scelta dei vestiti o del lavoro o anche dei cibi che sarebbero stati meglio per dargli potere. Altri sogni, invece, avevano portata più ampia e davano indicazioni specifiche per la vita della tribù in generale.

Questi potevano anche prescrivere quali riti e danze fare, quali dipinti e canti, vome curare e i sacrifici da fare, oltre che dare indicazioni sulle operazioni militari da portare avanti. Anche gli oggetti sacri venivano ispirati dai sogni. I navajo dipingevano sulla sabbia con pigmenti durante la festa della guarigione.

Chiedevano aiuto agli dei per ristabilire gli equilibri, risolvere le infelicità, guarire la persone malate o anche solo ridare la bellezza ad un membro della tribù. Gli indiani speravano di sognare anche perchè i sogni ispirati davano prestigio a chi li faceva. Avevano anche dei riti per indurre questo tipo di sogni e uno di questi faceva parte di quelli che segnavano il passaggio dall’infanzia all’età adulta. Questo passaggio comportava digiuno, isolamente, ferite autoinferte e lo sciamano iniziava ad istruire su questo i bambini fin dall’età di sette anni.

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