I Kraken: leggenda o realtà?

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Le storie sui mostri marini sono spesso inventate dai marinai per spaventare i viaggiatori, e per far passare loro come dei grandi eroi forti e coraggiosi, ciò significa che questi mostri marini sono solo frutto di menti fantasiose, ma dobbiamo prendere in considerazione la possibilità che una minuscola parte della storia sia vera, e che da quella piccola parte nasca tutta la serie di leggende. Quindi tenendo ben a mente questo particolare, oggi vi racconterò la storia sul Kraken, un mostro marino ben noto tra il ‘500 e il ‘600.

Le storie sul Kraken hanno origini norvegesi, il suo nome derivava dal nome di un albero, in quanto i primi avvistamenti della creatura la dipingevano come un mostro che si muove e si agita nell’acqua come un albero fa con le sue frode quando tira vento. All’inizio, il termine Kraken venne utilizzato per descrivere qualsiasi creatura marina sconosciuta di grosse dimensioni, in seguito divenne sinonimo di calamaro gigante o polipo. Il primo testo che parlava del Kraken venne scritto da un religioso di nome Olaus Magnus nel 1523.

Come già detto le storie di incontri con il Kraken fanno parte del bagaglio culturale di qualsiasi marinaio o esperto di mare, la prima storia tramandata dal 1680 racconta di un Kraken che finì accidentalmente contro una scogliera delle coste norvegesi, rimanendovi impigliato fino alla morte. L’odore nauseabondo della carcassa gigante in decomposizione si diffuse nella brezza marina per numerosi chilometri, e perduro per diversi mesi. La popolazione dei villaggi vicini fu costretta ad abbandonare le proprie case, finché il fetore non scomparve del tutto.

Come spesso accade c’è chi in queste storie fantastiche ci vede qualcosa di vero, come successe al naturalista francese Pierre Denys de Monfort, che si appassionò talmente tanto a questo mostro marino che ne fece un vero e proprio studio , passando gran parte della sua vita ad intervistare marinai, e concludendo che il mostro fosse reale, e si avvicinasse alle sembianze di un polipo gigantesco. Nella sua ricerca, oltre le varie interviste, fu essenziale la visita alla città di St. Malo, in Francia, dove scoprì un dipinto, nella chiesa del paese, che raffigurava la lotta tra un’imbarcazione e i suoi marinai contro un gigantesco mostro nelle acque del mare. Il dipinto era stato commissionato dai marinai stessi, dopo che furono scampati al terribile scontro con un polipo gigante.

Nonostante le prove che Pierre Denys, aveva ottenuto, venne deriso dai suoi colleghi studiosi per le sue teorie sui mostri e fu isolato dalla comunità scientifica, quindi morì povero e solo. Ironicamente, solo poche decine di anni dopo, nel 1857 venne ritrovato un esemplare di calamaro gigante morto sulla spiaggia della Danimarca, l’animale era lungo più di 60 piedi, altre prove tangibili dell’esistenza di questi pesci giganteschi vi furono nel 1880, con il ritrovamento di un altro calamaro lungo ben 65 piedi in Nuova Zelanda.

Ancora oggi di tanto in tanto vengono ritrovate carcasse simili arenate sulle spiagge di tutto il mondo, nel 2007 in Australia venne ritrovato il “big bus” un calamaro lungo ben 70 piedi e pesante quasi 550 libbre; sempre nel 2007 venne pescato il “Colossal Squid”, una sorta di super calamaro dal nome scientifico di Mesonychoteuthis hamiltoni, l’animale era impegnato a divorare un enorme pesce martello della patagonia, esso era lungo 33 piedi e pesante 990 libbre.

I calamari e polipi giganti hanno sempre incuriosito gli scienziati ed i ricercatori questo perché essi sono creature strane e affascinanti, sono anche tra gli invertebrati più intelligenti della fauna marina e dotati di caratteristiche quanto meno singolari, come l’abilità di cambiare colore o di spruzzare inchiostro per confondere i nemici. La cosa più strana è comunque senza dubbio il modo in cui sono “assemblati”: una bocca con una sorta di becco situata all’attaccatura dei tentacoli, tre cuori e un corpo unico che contiene la testa e le viscere. Questo quindi porta a immaginare storie pazzesche su questi esseri.

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