Leggenda metropolitana: il bambolotto che fa impazzire

di Redazione Commenta

Un bambolotto dalle fattezze di un neonato che con il suo pianto fa impazzire i genitori, questa è la nuova leggenda metropolitana proveniente dagli USA.

Forse perché gli Stati Uniti d’America sono un paese così vasto, forse perché sono multi cultura, ma sta di fatto che qui nascono le migliori leggende metropolitane horror. Storie che vengono raccontata tra ragazzi, nei licei, durante un campeggio nel bosco, durante le notti di Halloween, per intrattenere e per far sentire correre il brivido lungo la schiena.

Si pensi alle tante leggende dell’orrore che sono arrivare fino qui, in Italia, una delle più famose e la storia del fantasma che infesta gli specchi: Blood Mary, ma oggi parleremo non di fantasmi, ma di bambole, bambole assassine, o meglio, in particolare di un bambolotto che rende pazzi i genitori.

Leggenda metropolitana: il bambolotto che uccide

Nell’Illinois, una casa produttrice di giocattoli lanciò nel mercato delle bambole molto realistiche che servivano all’aspiranti madri per far pratica. Il bambolotto aveva le fattezze di un neonato reale: piangeva quando aveva fame o sonno, pretendeva cure, affetto e tutto quello che un bambino reale solitamente richiede.

Niente di strano se non fosse che quando la madre dava alla luce il vero bambino, la famiglia iniziava ad avere problemi con il bambolotto, che se dapprima si comportava bene, ora richiedeva più attenzioni. Il bambolotto infatti, piangeva di continuo nonostante le cure rivoltegli, piangeva senza un apparente motivo. Una forma di gelosia?

Con il passare dei giorni il bambolotto diventava sempre più irrequieto, fino a che nemmeno le cure, il cullarlo bastava; ed i genitori presi d’ira e dalla sconforto solitamente impazzivano; provando a distruggerlo, iniziavano prima a sbatterlo, a scuoterlo con violenza, vendendo che il pianto aumentava, l’unica soluzione restava spaccargli la testa. Così lo colpivano con forza sulla testa, mentre le urla del neonato finto continuavano sempre più alte. Spaccargli il cranio era un impresa piuttosto ardua, potevano passare ore prima che la testa del bambolotto si crepasse e si potesse finalmente estrarre il chip che conteneva.

Nel frattempo, i vicini richiamati dagli strilli del neonato, allarmavano la polizia per segnalare atti di violenza sui neonati. La polizia così andava e quello che trovavano era una scena a dir poco straziante e orrenda. Un bambino sanguinante, con la testa fatta a pezzi ed il sangue schizzato tra muro e pavimento, ma quello che faceva ancora più orrore erano i genitori che continuavano a ripetere: “Non è successo niente, continuava a piangere quello stupido bambolotto e abbiamo dovuto spaccargli la testa per farlo smettere.”  Solitamente i genitori venivano trovati sporchi di sangue mentre cullavano tra le braccia un pupazzo dalle fattezze di un neonato.

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