Callaway e i viaggi extracorporei – parte II

di Gianni Commenta

Callaway, come si diceva, veniva sempre richiamato verso il suo corpo da una forza misteriosa che gli faceva poi avere un gran mal di testa. Una notte però l’uomo decise di resistere alla forza e rimanere nel sogno.

Ad un certo punto senti una specie di “clic”, come uno scatto, il mal di tresta scomparve e lui si sentì completamente libero dal suo “io” fisico. I problemi cominciarono in seguito, ebbe modo di raccontare, perchè quando infine fece ritorno nel suo corpo questo era come paralizzato.

Callaway non era più in grado di muovere un muscolo e la cosa lo terrorizzò pareccho. Riuscì solo dopo grandissimi sforzi a muovere un dito. Riprese poi l’uso completo del corpo e nonostante lo spavento continuò con i suoi esperimenti.

Nessuno di questi sarebbe stato in qualche modo verificabile se non fosse che Callaway condivideva la sua passione con altri due studenti dell’università, anche loro “viaggiatori extracorporei“. I tre si misero d’accordo per incontrarsi fuori dal corpo in un punto ben preciso.

I tre raccontarono la medesima esperienza da svegli e i fatti coincidevano. Altre occasioni di incontri con viaggiatori extracorporei non erano rari per Callaway. Ad esempio andò a trovarlo nella sua stanza la fidanzata Elsie, dopo che lui la ebbe rimproverata incredulo che anche lei fosse in grado di viaggiare in quel modo.

Callaway la sera dopo la visita parlò con la giovane che gli disse di aver desiderato di andare da lui e di esservisi ritrovata. Pur non essendo mai stata nel suo alloggio seppe descrivergli tutto esattamente. L’uomo decise di scrivere un libro, ma inizialmente trovò un editore che lo tacciò di troppa fervida fantasia.

Callaway continuò instancabilmente con i suoi esperimenti e le sue ricerche fino ad abbracciare la teosofia di Elena Blavatsky. L’uomo era convinto di compiere i suoi viaggi con il suo corpo astrale. (continua)

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