Una Bloody Mary in versione giapponese. Sicuramente conoscerete la leggenda horror che narra di una ragazzina che infesta praticamente tutti i bagni del licei americani, la quale se nominato per tre volte il suo nome si presenterebbe ed ucciderebbe chi l’ha evocata.
spirito
Lo spirito non si identifica con l’IO, ecco perché
Dopo avere elencato le 3 differenze principali tra lo spirito e l’IO, passiamo adesso a capire perché lo spirito non può identificarsi con l’IO. Molto spesso, erroneamente, l’identificazione di spirito e IO è alla base di filosofie materialiste e idealiste. Coloro che credono nel materialismo tendono ad assorbire il primo nel secondo; coloro che invece credono all’idealismo applicano esattamente il discorso contrario, assorbendo cioè l’IO nello spirito.
Spirito e IO, le 3 differenze principali
Molto spesso si tende a confondere la nozione di spirito con quella di IO: questo avviene perché si pensa che queste due dimensioni facciano entrambe parte del corpo di un individuo. Ma tra spirito e IO ci sono invece alcune sottili differenze che ci fanno distinguere le due dimensioni facendoci capire che si tratta di cose ben distinte.
Steiner e lo spazio dell’anima
Vi ho già parlato ampiamente di Rudolf Steiner, ma è un personaggio talmente importante e che ha lavorato così tanto nell’ambito dell’anima, che le notizie su di lui sono tantissime e secondo me vale la pena conoscerlo ancora meglio.
Nacque nel 1861 e fu soprattutto un filosofo che ispirandosi alle sue esperienze mistiche elaborò teorie sull’anima fin da piccolo.
Platone discepolo di Socrate e il dualismo di anima e corpo – II
Continuo il discorso iniziato qualche tempo fa sul dualismo tra anima e corpo portato avanti tra gli altri anche da Platone. Torniamo al concetto che il corpo è un peso per l’anima e i due sono tenuti insieme da piacere e dolore.
È la morte che libera l’anima da questo peso quindi va considerata come uno scioglimento e separazione che porta a liberare dalle passioni e alla vera conoscenza. Platone era profondamente convinto dell’immortalità dell’anima e questo rendeva meno spaventosa la morte.
Socrate dice che “l’anima è immortale e sopravvive alla more del corpo per allontanarsi sano e salvo”, Platone sostiene che l’anima esiste ancor prima del corpo mortale e che esisterà dopo la sua morte.
E questo da luogo al concetto di reincarnazione. Platone afferma che un individuo dovrebbe vivere nel modo più “santo” possibile altrimenti per mancanza di virtù nella vita succesiva potrebbe avere disgrazie.
La reincarnazione nella storia, altre convinzioni – II
Abbiamo iniziato a parlare della reincarnazione prendendo in considerazione alcune convinzioni molto antiche. Come vedete però a seconda dei punti di vista degli studiosi, il concetto e la credenza vengono collocati in epoche diverse.
Chi ritiene che l’uomo ci creda da più di diecimila anni, chi invece parla solamente dei riferimenti scritti trovati migliaia di anni dopo. Ma cosa vuol dire reincarnazione?
La reincarnazione nella storia, altre convinzioni – I
Le origini del concetto di reincarnazione non sono chiare, o meglio, non ci sono moltissimi antichi scritti che ne parlano, bisogna però anche dire che una volta tutto era trasmesso oralmente e quindi non si possono avere dati certi.
Il passato e la storia vengono ricostruiti a ritroso utilizzando i documenti che sono pervenuti fino a noi che possono essere solo una parte della verità o anche tendenziosi perchè scritti in genere da una persona che aveva un suo punto di vista e credeva in sue convinzioni. Lo stesso vale per la religione.
Cosa sono i fantasmi
Si parla spessissimo di fantasmi, apparizioni e cose di questo genere, magari tutti sappiamo già a grandi linee di cosa si tratta, ma è un argomento così affascinante che personalmente non smetterei mai nè di parlarne, nè di cercare informazioni per saperne di più.
Mi piacerebbe anche parlarvi dei fantasmi in relazione a tutte le maggiori religioni del mondo per paragonarle e vedere cosa credono, voi che ne dite? Ad ogni modo introduciamo l’argomento!
Platone discepolo di Socrate e il dualismo di anima e corpo
Diversamente da Socrate altri filosofi pensavano che l’uomo, una volta morto il corpo che lo ospitava, non fosse altro che un respiro che si disperdeva nell’aria. Certo è che dopo di lui in molti si interessarono all’argomento, ma fu Platone, discepolo di Socrate a dare un impulso a questa ricerca dell’anima.
Le sue teorie e i suoi principi divennero fondamentali nella filosofia occidentale. Egli fu il primo a postulare quello che poi si sarebbe chiamato “concetto dualistico” di mente e corpo. La parola che lui utilizzò “psyche”, significava sia mente che anima.
Il dualismo sostiene che ogni uomo è formato da un’anima intrappolata in un corpo che la prima è del tutto simile al divino: è immortale e capace di pensiero, è immutabile e indecomponibile. E proprio per questa sua natura l’anima ha una sua esistenza indipendente dal corpo.
Callaway e i viaggi extracorporei – parte III
I viaggi che, secondo Callaway, avvenivano attraverso l’uscita del corpo attraverso il corpo astrale, che in pratica era lui in quanto spirito. L’uomo affermò di aver appreso grazie ai suoi esperimenti in merito, e alle ricerche, un metodo per elevarsi a livelli superiori di esistenza, ma allo stesso tempo si diceva spaventato da un viaggio che sembrava portarlo ai limiti dello spazio.
Callaway spiegò anche di aver trovato un metodo per lasciare il corpo attraverso quella che chiamava “porta pineale“, quindi attraverso l’utilizzo della ghiandola pineale che si trova all’interno del cervello e che alcuni ritengono la dimora dell’anima.
Questa è stata da molti ritenuta il compnente essenziale per le esperienze extracorporee. Con i suoi viaggi Hugh Callaway andò molto lontano, fino ad una città orientale che poi descrisse in modo estremamente chiaro e nitido, ma anche in un tempio tibetano dove si ritrovò in una stanza buia legato e torturato da uomini incappucciati che gli imponevano di rinunciare alla sua vera identità.
Callaway e i viaggi extracorporei – parte II
Callaway, come si diceva, veniva sempre richiamato verso il suo corpo da una forza misteriosa che gli faceva poi avere un gran mal di testa. Una notte però l’uomo decise di resistere alla forza e rimanere nel sogno.
Ad un certo punto senti una specie di “clic”, come uno scatto, il mal di tresta scomparve e lui si sentì completamente libero dal suo “io” fisico. I problemi cominciarono in seguito, ebbe modo di raccontare, perchè quando infine fece ritorno nel suo corpo questo era come paralizzato.
Callaway non era più in grado di muovere un muscolo e la cosa lo terrorizzò pareccho. Riuscì solo dopo grandissimi sforzi a muovere un dito. Riprese poi l’uso completo del corpo e nonostante lo spavento continuò con i suoi esperimenti.
Callaway e i viaggi extracorporei – parte I
Nella maggior parte dei casi i viaggi extracorporei dell’anima non era molto assidui, anzi si potevano ritenere il contrario: spordici e casuali. Il primo che disse di essere in grado uscire dal proprio corpo come spirito assiduamente e ogniqualvolta lo desiderasse era Hugh G. Callaway che inizialmente ne parlò utilizzando lo pseudonimo di Oliver Fox.
Callaway era nato nel 1885. Da piccolo era stato un bambino malaticcio e ipersensibile che trascorreva il suo tempo tra una malattia e l’altra e gli incubi ricorrenti che popolavano le sue notti. Era molto giovane quando apparvero i suoi poteri paranormali.
Sviluppò un metodo mentale per riuscire a non avere incubi e trovò una sorta di relativa tranquillità fino a quando all’età di tredici anni perse la madre e poco dopo anche il padre. Callaway aveva sempre temuto la morte e a quei lutti si chiuse in se stesso.
La sedute spiritiche alla fine degli anni Settanta – parte II
Queste nuove convinzioni, cioè che l’anima fosse parte di un tutt’uno, a detta dei prapsicologi, fece ridurre gli studi sull’anima e sulla sua sopravvivenza al morire del corpo. Cominiciarono a pensare che l’anima fosse qualcosa di impersonale facente parte del continuum cosmico.
Poi alcuni ricercatori iniziarono a dire che l’anima aveva particolarità e individualità, alcuni, seguendo la tradizione cristiana la consideravano un’entità puramente spirituale, separabile dal corpo e che conservava in sè l’essenza dell’individuo.
L’anima sopravviveva al decesso del corpo e seguendo questa convinzione cercarono di mostrare che ciò era vero andando alla ricerca delle anime delle persone vissute e morte prima di loro. In particolare fu dedicata molta attenzione ai medium che, attraverso le sedute spiritiche, si sosteneva parlassero con i defunti e ottenessero da loro molte risposte.
La sedute spiritiche alla fine degli anni Settanta – parte I
Ricordate il denaro di James Kidd? Che lasciò per fare studi sull’anima e dimostrarne l’esistenza? Nel 1973 in un laboratorio della Phisical Research Foundation (PRF) alla Duke University due gattini attendeva in uno scatolone mentre a circa quattrocento metri di distanza il loro padrone si sottoponeva ad un esperimento.
Keith Harary era il padrone dei due gattini e destinato ad avere una brillante carriera come parapsicologo. Sdraiato su un divano il ragazzo era collegato ad una serie di macchine che avrebbero misurato il suo battito cardiaco, la respirazione e le sue onde cerebrali.
Harry era in grado di fare esperienze extracorporee (OBE, out of body exsperiences) e ne aveva già avute molte. Un’esperienza extracoporea è una situazione in cui la cosicenza, ovvero l’anima umana, lascia il corpo e vaga per andare ovunque voglia.