Concilio di Costantinopoli, sette eretiche e reincarnazione

di Gianni 1

Con il Concilio di Costantinopoli Origene, filosofo di Alessandria d’Egitto, convinto che l’uomo fosse destinato a reincarnarsi una vita dopo l’altra, in luoghi e paesi diffrenti, con anche religioni differenti, venne dichiarto eretico.

Questo però non impedì che fiorissero sette “eretiche” che credevano nella reincarnazione, tanto che nell’XI secolo erano oltre la settantina. La più infuente fu probabilmente fu il gruppo degli albigesi, o catari, i “purificati” che erano convinti che gli uomini fossero spiriti caduti e la reincarnazione rappresentava un momento di espiazione.

Chi viveva in modo retta veniva poi ricompensato avendo dimora in un corpo che poteva elevarlo ancora di più spiritualmente. I catari si scagliarono contro la musica, ma sopratutto contro la magnificenza papale e questo fece si che avessero contro la Chiesa.

Furono repressi e minacciati di scomunica. L’idea della reincarnazione venne di nuovo messa al bando e piano piano il concetto uscì completamente dalle credenze della erligione cattolica tanto che adesso si crede che si viva una volta soltanto e morto il corpo l’anima vda in Paradiso, all’Inferno o in Purgatorio.

In Oriente, invece, il concetto di reincarnazione non ha mai subito grandi scossoni. Ci credono fortemente ancora oggi. Il testo più antico e conosciuto in cui se ne parla sono gli Upanishad, antichi testi Veda. Qui l’Atman, anima o io individuale, trae origine da un’anima divina, braham.

Quando inizia il suo cammino l’atman è ad un livello di immaturità e piano piano, una vita dopo l’altra, deve raggiungere la maturità spirituale e la saggezza. La legge del karma prevede che si abbiano benefici o punizioni a seconda delle azioni che si fanno, siano esse buone o cattive. Se nella vita che ha vissuto ha avuto una buona condotta morale e ha fatto del bene allora nell’esistenza dopo avrà una vita migliore, altrimenti peggiorerà finendo anche per reincarnarsi in forme di vita inferiori.

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