Il destino lo si trova nei dadi – parte I

di Gianni Commenta

Chi l’avrebbe mai detto che i classici dadi che si tirano per gioco potessero essere un modo per predire il futuro? Ebbene sì. Il grande Giulio Cesare disse: in latino “Alea iacta est” che significa “il dado è tratto” in occasione dell’attraversamento del Rubicone, il più grande azzardo nella vita.

Il legame tra destino e dadi ha origini molto antiche. Pare che fin dall’antichità l’uomo inventasse giochi divinatori attraverso i quali gli dei potevano dargli dei segnali e presagi per il futuro.

I dadi più antichi di cui si ha memoria sono quelli che usavano greci e romani, fatti di osso di pecora ed erano chiamati astragali. Non sempre avevano dei punti per rappresentare i numeri. A volte sui lati erano disegnati valori prestabiliti con un senso per il gioco e la predizione.

Una curiosità? La somma dei punti su due lati opposti del dado è sempre sette! I dadi che conosciamo ora entrarono in uso nel 1400 a.C., ma pare che dadi primitivi fossero utilizzati già nel 3500 a.C. dagli egiziani. Di sicuro erano usati per il gioco d’azzardo, per la divinazione non si sa.

I dadi, al contrario di tarocchi e dell’I king, non richiedono particolari abilità per leggere il futuro è quindi possibile leggerseli a casa propria. Il sistema più semplice per utilizzarli è di porre loro delle domande precise.

Potete fare così: pensare ad una domanda, poi scrivere una lista delle possibili risposte, un numero compreso tra quattro e ventiquattro. Per ogni domanda lanciate i dadi e fate la somma dei numeri ottenuti, poi ritirateli e sommate di nuovo. Otterrete il punteggio.

Consultate la lista per trovare il punto corrispondente. Un suggerimento. Se volete dilettarvi nella divinazione, anche solo per voi stessi, evitate il venerdì e la domenica, a quanto pare non molto propizi. Inoltre in un ambiente freddo la diviniazione funziona meglio. (continua).

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