Livia Cesarini è un fantasma molto conosciuto nella zona dei Castelli Romani. E più in generale nel Lazio, dato che si sostiene sia presente spesso nelle diverse strutture appartenenti alla famiglia Sforza Cesarini.
La storia del fantasma di Livia Cesarini
A seconda della zona in cui si chiedono notizie di Livia Cesarini, si ottengono risposte differenti. Per alcuni è il fantasma del castello Sforza Cesarini di Rocca Sinibalda, in provincia di Rieti. Mentre per altri è la dama che infesta Palazzo Cesarini di Genzano di Roma, nonché quello che è conosciuto come il castello di Ardea, sempre nella stessa area.
Tutto ciò ci dà un’idea di quanto questa famiglia sia stata potente nel Lazio per diversi secoli. Così come di quanto questa donna fosse amata dai suoi concittadini, anche a causa di una vita inizialmente molto sofferente. Quello che dobbiamo ricordare, infatti, è che prima di diventare una nobildonna apprezzata per la capacità di costruire quella che è considerata la Genzano moderna, la donna fu vittima delle angherie della sua stessa famiglia.
Come spesso accade in queste storie, i protagonisti sono il denaro e l’amore. Per tradizione e per ragioni ereditarie, la giovane (insieme a cinque sue sorelle) fu costretta a prendere i voti in tenera età. Qualcosa che non accettò mai, al punto da fuggire dal convento in cui era stata rinchiusa.
Un comportamento inaccettabile nel Settecento, poiché all’epoca solo il primogenito poteva sposarsi, in modo da non dilapidare l’eventuale eredità della famiglia. Livia Cesarini, invece, non solo decise di abbandonare i voti, ma si sposò con Federico Sforza, dei duchi di Segni. Ovviamente, contro il parere della sua famiglia, e in particolare dello zio Filippo, che alla morte del padre della ragazza ne ereditò il titolo.
Una donna tuttora molto amata
Per via di intrighi familiari e alleanze con altre casate della zona, la vita di Livia Cesarini non fu sempre semplice. Tuttavia, ciò non bastò a intaccarne la felicità: la donna riuscì comunque a sposare Federico Sforza e a occuparsi della città di Genzano, così come degli altri possedimenti del casato Sforza Cesarini.
La strada dove oggi si svolge la tradizionale Infiorata fu intitolata proprio alla nobildonna. E nonostante negli anni ’30 le sia stato ufficialmente dato il nome di via Italo Belardi, ancora oggi gli abitanti della città la chiamano “via Livia”.
Secondo la tradizione, proprio a causa della complessità della sua esistenza, nonostante la felicità raggiunta, la donna non sarebbe riuscita a trovare pace dopo la morte.
Di conseguenza, sarebbe possibile incontrarla, spesso e volentieri, all’interno delle strutture che più ha amato. Come Palazzo Cesarini a Genzano, il castello Sforza Cesarini in provincia di Rieti e quello in rovina nel territorio di Ardea. Un fantasma viaggiatore come pochi.