Sono tra i gioielli più di tendenza del momento, scelti dagli stilisti per impreziosire i look proposti alle sfilate e durante le settimane della moda. Con ogni probabilità faresti bene, così, ad aprire il tuo vecchio portagioie alla ricerca di quel bracciale in oro giallo che ti è stato regalato molti anni fa e che non hai indossato quasi mai o di quei bangle acquistati in vacanza e rimasti poco più di un souvenir estivo: il vero trend del momento non è semplicemente avere al polso un bracciale, infatti, ma indossare quanti più bracciali possibili, abbinandoli tra loro ma senza eccessive regole e in perfetto mood mix & match.
new Age
Ostara, rituali e celebrazioni
Nel mondo neopagano l’equinozio di primavera è uno dei due momenti dell’anno solare nel quale luce e tenebra vengono considerati alla pari. A seconda dei credo essa viene celebrata seguendo diverse tradizioni: nel neopaganesimo si celebra Ostara, la festa della Rinascita e del rinnovamento sia dal punto spirituale che fisico.
Il fenomeno dei bambini indaco
E’ da un po’ che per il web gira un articolo sui bambini indaco, ma chi sono questi bambini? Cosa hanno di tanto speciale da destare l’attenzione di molti scienziati e psichiatri? Perchè sopratutto in questi anni se ne sta parlando molto?
Simboli Reiki: antahkarana
Oggi continueremo a conoscere i simboli che vengono usati nella pratica spirituale Reiki e in particolare parleremo del simbolo “Antahkarana”, simbolo antichissimo e molto potente, esso si presenta semplice, ma anche multiplo a croce, e multiplo con 16 elementi.
Antahkarana (la prima figura a sinistra) è un simbolo sacro che è stato custodito gelosamente nel segreto per migliaia di anni da pochi iniziati, è un antico simbolo di guarigione e di meditazione che è stato usato in Tibet e in Cina per migliaia di anni. È un simbolo molto forte che sprigiona effetti benefici sui chakra e sull’aura anche tenendolo semplicemente vicino, esso se disegnato su carta può creare un effetto psichico sullo spazio circostante in grado di influenzare i corpi energetici dell’essere umano.
Molti sono i modi per usarlo e per utilizzare i suoi benefici.
Quando si fa lavoro curativo Antahkarana focalizza e approfondisce l’azione delle energie di guarigione coinvolte.
Il Reiki e il Kanji Reiki
La scorsa volta parlammo della pratica spirituale Reiki, quella pratica New Age che sfrutta l‘energia dell’universo e il corpo umano come canalizzatore di energia per curare il mali e i dolori fisici. Vedemmo anche i principali simboli che vengono utilizzati e visualizzati dai principianti per liberare l’energia utile a questo tipo di pratica. Oggi continueremo a parlare del Reiki del significato della parola stessa e del significato che ha questa parola scomposta, perchè ogni sillaba emana un energia potente tutta sua, inoltre parleremo del Kanji Reiki un ideogramma antichissimo e i suoi molteplici usi, del potere che emana se posizionato in diverse parti della casa o su alcuni oggetti elettronici.
La parola Rei-ki
Reiki è il nome che venne dato da Mikao Usui alla consapevole riconnessione tra l’energia vitale parziale e quella universale in un individuo. Reiki è anche il metodo che realizza questa consapevole riconnessione. Il Rei e il Ki vengono armonizzati a livello del cuore e da lì espressi e manifestati come Reiki, o Vibrazione di Luce. Scomposta la parola, ogni sillaba ha un suo significato:
Rei: delinea l’aspetto universale, totale, onnicomprensivo dell’Energia, l’Uno-Tutto.
Ki: delinea l’aspetto individualizzato dell’energia vitale che troviamo in ogni essere umano
I simboli Reiki
Oggi continueremo a parlare della pratica spirituale Reiki e in particolare parleremo dei simboli usati, strumento essenziale per raggiungere la piena consapevolezza dell’Energia e del potere di questa pratica. Bisogna ricordare però che il Maestro Usui introdusse l’uso dei simboli esclusivamente con lo scopo di aiutare i praticanti Reiki nell’esercizio della connessione con l’Energia, essi, infatti, solo un aiuto per l’inizio, per aiutare il praticante, ma quando esso sarà abbastanza bravo da tenere l’energia da sola, da essere lui stesso simbolo, questi simboli non verranno più utilizati.
Primo smbolo Reiki
Choku Rei indica forza, potere, azione. Rappresenta energia che ha direzione e scopo, serve a sostenere ogni altro strumento del Reiki (visualizzazioni creative, verbalizzazioni positive, rievocazioni, altri simboli – sia del Reiki di Usui sia di Karuna Reiki sia personali). Choku Rei significa: “per ordine dell’imperatore” intendendo con esso che “ciò che deve accadere accada”. Una traduzione più libera, ma che rende parimenti bene l’idea del significato di questo simbolo Reiki e: “tutta l’energia dell’universo si concentra in questo punto”.
Il Reiki: curare con le mani
Oggi parleremo di una “nuova” pratica spirituale New Age, che sfrutta l’energia dell’universo per scopi terapeutici, tramite vari e particolari massaggi, questa pratica viene chiamata Reiki. Il nome Reiki deriva da due caratteri giapponesi che significano energia vitale e spirituale, infatti esso spesso viene definito come Energia Vitale Universale, i giapponesi usano questa parola anche come verbo per specificare i poteri personali della persona.
Questa pratica fu fondata da Mikao Usui, nato in Giappone nel 1865, affermò di aver ricevuto il dono di curare con le mani, e diventare catalizzatore di energia, dopo tre settimane di digiuno e meditazione sul monte Kurama. Nell’aprile del 1922, Usui si recò a Tokyo e lì fondò l’ “Usui Reiki Ryoho Gakkai” un organizzazione che lavorava sull’obbiettivo della guarigione dello spirito e del corpo
Cartesio, anima e macchina – I
Nel 1637 Cartesio scrisse il “Discorso sul metodo” in cui espose la sua concezione di supremazia del pensiero, o meglio della ragione, sulle questioni della materia. Da qui nacque il dualismo cartesiano.
Cartesio con il suo dualismo intendeva sostenere che la realtà è data da due tipi di sotanze: una è pensante, l’altra è estesa, dove quella pensante è la parte spirituale e il pensiero è il suo attributo principale.
Non ha estensione spaziale, non è in movimento, non può essere misurata. La parte invece estesa è quella che ha a che fare con l’universo materiale e non ha nulla di spirituale.
Platone discepolo di Socrate e il dualismo di anima e corpo – II
Continuo il discorso iniziato qualche tempo fa sul dualismo tra anima e corpo portato avanti tra gli altri anche da Platone. Torniamo al concetto che il corpo è un peso per l’anima e i due sono tenuti insieme da piacere e dolore.
È la morte che libera l’anima da questo peso quindi va considerata come uno scioglimento e separazione che porta a liberare dalle passioni e alla vera conoscenza. Platone era profondamente convinto dell’immortalità dell’anima e questo rendeva meno spaventosa la morte.
Socrate dice che “l’anima è immortale e sopravvive alla more del corpo per allontanarsi sano e salvo”, Platone sostiene che l’anima esiste ancor prima del corpo mortale e che esisterà dopo la sua morte.
E questo da luogo al concetto di reincarnazione. Platone afferma che un individuo dovrebbe vivere nel modo più “santo” possibile altrimenti per mancanza di virtù nella vita succesiva potrebbe avere disgrazie.
Platone discepolo di Socrate e il dualismo di anima e corpo
Diversamente da Socrate altri filosofi pensavano che l’uomo, una volta morto il corpo che lo ospitava, non fosse altro che un respiro che si disperdeva nell’aria. Certo è che dopo di lui in molti si interessarono all’argomento, ma fu Platone, discepolo di Socrate a dare un impulso a questa ricerca dell’anima.
Le sue teorie e i suoi principi divennero fondamentali nella filosofia occidentale. Egli fu il primo a postulare quello che poi si sarebbe chiamato “concetto dualistico” di mente e corpo. La parola che lui utilizzò “psyche”, significava sia mente che anima.
Il dualismo sostiene che ogni uomo è formato da un’anima intrappolata in un corpo che la prima è del tutto simile al divino: è immortale e capace di pensiero, è immutabile e indecomponibile. E proprio per questa sua natura l’anima ha una sua esistenza indipendente dal corpo.
Socrate, corpo e anima l’essenza dell’uomo
Contro Socrate, uno dei più grandi pensatori greci, furono montate false accusa e venne condannato da un tribunale a bere cicuta. Il motivo di questo era il suo atteggiamento critico e pungente verso la classe dirigente ateniese.
Non scappò, non si mise in salvo, non negò, perchè sarebbero state come ammissioni di colpevolezza. Era il 399 a.C. Socrate trascorse le sue ultime ore di vita conversando con amici e discepoli, tra cui c’era il giovane Platone. Lui a sua volta fu maestro di Aristotele.
Ma torniamo a Socrate. La sua ultima conversazione avvenne in cella ed ebbe per soggetto l’Eternità. Discussero della morte e delle possibili vite ultraterrene. Il grande filosofo era convinto che la morte altro non fosse che il mezzo attraverso il quale il corpo e l’anima si separavano.
Alla ricerca dell’anima, la consapevolezza di sé
Scienziati e filosofi non hanno mai saputo dare una definizione decisiva di ciò che sia la vita, dove inizi e dove abbia fine. Nel corso dei secoli si sono dibatutti per dare spiegazioni che erano comunque di parte e soggettive.
La medicina moderna ha associato l’attività elettrica del cervello alla coscienza del sé, ma anche questo non ha dato le risposte sperate. Ci si affida al respiro e al battito del cuore per ritenere un individuo vivo oppure morto.
Ultimamente è entrato nel vissuto il concetto di “morte cognitiva“, cioè la morte della cosienza di sé che perviene in uno stato di coma, quando il cervello ha le funzioni riflesse, come respirare, dormire, ecc, ma non le funzioni dell’intelletto.
Klaus Schreiber e la sintonizzazione sui defunti
Klaus Schreiber, ex ispettore tedesco di dispositivi antincendio, aveva la particolarità di comunicare con il suo televisore! Era il 1982 e quel giorno Klaus, in compagnia di alcuni amici, conversava su un programma tv in cui parlavano di messaggi da altre dimensioni.
Quasi per gioco Klaus propose di cercare di contattare un amico scomparso di recente, un certo Peter. Si procurò un registratore e lo accese poi chiese attraverso il microfono “dove sei Peter?” e lo invitò a bersi una birra. Dopo un pò di silenzio riavvolse il nastro e lo ascoltò.
Verso la fine della registrazione si udiva chiaramente una voce che non apparteneva a nessuno di loro. Avendolo conosciuto poterono identificarla come quella del defunto Peter. Affascinato da questo accadimento Klaus trasformò la sua cantina in un piccolo laboratorio da esperimenti e cominciò a cercare ulteriori contatti con i defunti.
La sfida di Kidd: la ricerca dell’anima
Abbiamo raccontato la storia di James Kidd, della sua misteriosa sparizione e del testamento a dir poco insolito: la sfida alla scienza di dimostrare l’esistenza dell’anima. Ma come avrebbero potuto trovare la risposta al più grande enigma, il più grande mistero dell’umanità?
L’anima umana è stata definita in tantissimo modi e in molti si occupati di provare la sua esistenza: dagli uomini primitivi agli attuali premi Noel in campo neurologico. Ogni religione ha cercato di legare l’essenza umana a entità superiori sforzandosi di capire la parte spirituale dell’uomo, quel sé sconosciuto.
L’anima umana è stata definita in tanti modi, ma la sostanza è una: si tratta di qualcosa di invisibile che dà vita al corpo fisico, un’essenza che da esso può separarsi per viaggi e poi farvi ritorno, oppure abbandonarlo per sempre al momento della sua morte fisica. Viene anche chiamata coscienza, personalità, o più erronemanete mente.