Il Dio Odino

di Redazione Commenta

Nel precedente post abbiamo parlato delle differenze sostanziali tra cultura norrena e celtica, abbiamo visto come le due culture seppure simili, e in seguito unite, prediligevano alcune divinità piuttosto che altre. Oggi per rimanere in tema con la cultura norrena conosceremo la divinità principale, Odino, il padre di tutti gli dei.

Odino chiamato anche Wuotan o Wotan, era la divinità suprema dell’olimpo nordico, vestiva sempre con una tunica di color grigio-blu, simbolo del cielo solcato dalle nuvole che egli, appunto, personificava, ed un cappello a tesa larga rivolta all’ingiù che copriva le sue orbite vuote. Nella mano reggeva la lancia “Gungnir” rivestita di rune, intorno al dito o al braccio portava l’anello magico “Draupnir”, simbolo di fertilità.

Egli era il più potente ed il più saggio degli dei, per questo sedeva sul trono più alto; “Hlidskialf”, il quale non era di certo solo un trono ma bensì un luogo da dove si poteva avere una visuale di tutti gli altri mondi, grazie a questa, Odino sapeva tutto ciò che accadeva in essi. Odino seppur saggio e potente, ebbe sempre un caratteraccio, difficile da gestire e da accontentare, era difatti un tipo volubile e imprevedibile, capacissimo di portare qualcuno in palmo di mano salvo poi gettarlo via come una scarpa vecchia, senza alcuna ragione plausibile.

Nessuna dea, gigantessa o donna mortale era al sicuro dai suoi approcci focosi; di conseguenza egli aveva un numero imprecisato di figli e figlie. In quanto divinità suprema, Odino era giocoforza l’amante della Madre Terra, e poiché gli abitanti dell’Europa Settentrionale conoscevano tre aspetti della terra, per ognuna di queste forme gli assegnarono una moglie. La prima fu Jörd, la terra aspra, che gli diede il bellicoso figlio Thor/Donar, dio del tuono. La seconda nonché la più importante fu Frigg, la terra fertile, che gli diede Balder, l’amato dio della primavera, e il prode Hermodr. La terza moglie fu Rinda, personificazione della terra dura e gelata, che cedette con grande riluttanza agli approcci di Odino e diede alla luce Vali, simbolo della vegetazione

A Odino si deve la scoperta delle rune, scoperte nel corso di un rito sulla rinascita; la storia narra ch’egli dopo essersi ferito con la punta della sua spada, si appese per un piede ad un ramo dell’albero della vita, Yggdrasil, sul quale si estendeva il lago della saggezza. (da qui l’iconografia della carta dei tarocchi “L’appeso”). Odino rimase appeso a testa in giù per nove giorni, senza bere ne mangiare, sorvegliato dallo zio Mimir, quando alla fine allo stremo delle forze, scoprì le rune sul fondo della sorgente, emise un grido e si protese più che poteva verso il basso finché non riuscì ad afferrarle,e se le strinse al petto. Grazie al potere magico delle Rune, il Dio cadde privo di sensi dall’albero, e al suo risveglio diede vita allo sviluppo della civiltà.

Lo zio Mimir, diede ad Odino da bere un sorso d’acqua dalla sorgente della saggezza, riportandolo alla vita. Tuttavia Mimir pretese che Odino sacrificasse il suo occhio destro in nome del sapere primordiale che aveva appreso grazie all’acqua della sorgente.

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