Ettore Ferrari pittore massone

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Ettore Ferrari nato a Roma il 25 marzo 1845 è stato un grande scultore e pittore italiano, nonché uomo legato alla massoneria. Fu professore all’Istituto superiore di Belle Arti, deputato al parlamento del Regno d’Italia e Grande Maestro del Grande Oriente d’Italia.

Tra le sue numerose opere ricordiamo il monumento al poeta latino Ovidio realizzato nel 1887, per la città di Costanza in Romania, replicato nel 1925 per la città di Sulmona in Abruzzo che a Ovidio diede i natali, nello stesso anno realizza, per la città di Venezia, il monumento a Vittorio Emanuele II per il decennale dalla morte del primo re dell’Italia unita.

Uno dei suoi monumenti più famosi è il monumento dedicato a Giordano Bruno, posto nella piazza di Campo dei Fiori a Roma, prima di esso, però, ci fu un primo progetto del 1879, giudicato troppo polemico nei confronti della Chiesa Cattolica, il secondo progetto, quello che conosciamo tutti, fu inaugurato il 9 giugno del 1889, ed il volto del filosofo ed esoterista nolano è rivolto verso la basilica di San Pietro in Vaticano. Tante altre furono le sue opere come quelle di Giuseppe Garibaldi , e molte ce ne sono anche all’estero come le sculture di; Giovanni Heliade Radulesku a Bucarest, Abramo Lincoln al Metropolitan Museum di New York, Giuseppe Verdi a Filadelfia, Antonio Meucci a Staten Island, Lesbia a Chicago, Traiano e Decebalo a Cluy e Ai Caduti Alessandria D’egitto.

Divenuto Gran Maestro nel 1904, impresse al Grande Oriente d’Italia un più netto orientamento di carattere radicale e anticlericale: nel suo discorso di insediamento così delineò il ruolo che l’Obbedienza avrebbe dovuto ricoprire:

“La Massoneria non deve tenersi costantemente isolata e nell’ombra, ma scendere a contatto della vita, combattere alla luce del sole le sante battaglie dell’alta sua missione per la tutela della giustizia e per la grande educazione. Nuovi bisogni presentano nuovi problemi; nuovi problemi esigono nuove soluzioni; da nuovi doveri scaturiscono nuovi diritti. La Massoneria non può, non deve chiudere gli occhi alla nuova luce, ma fissarla, scrutarla e dirigerla”.

Da convinto repubblicano, per esempio, Ferrari, oltre alla tradizionale difesa della laicità della scuola e ai consueti temi anticlericali, propugnava un maggior impegno sui temi attinenti alla legislazione sociale.

Ferrari, invece, visse il proprio impegno politico sia da militante del partito repubblicano, sia da artista, sia da massone. Lo storico, non avendo strumenti per studiare l’aspetto introspettivo tradizionale massonico, e non potendo avere le scuole antiche iniziatiche, per farsi conoscere e per far conoscere i suoi pensieri usò il suo movimento politico.

Ferrari chiarì quello che a suo giudizio era il compito dell’Istituzione.

“Io ritengo che la Massoneria debba sollecita volgere l’opera sua a sorreggere ed incoraggiare le energie popolari tendenti al trionfo di una legislazione sociale che, unendo il dovere al diritto, alla libertà la giustizia, al lavoro quel compenso che permette l’intero sviluppo delle facoltà fisiche e morali, tenda ad un’azione riformatrice e pacificatrice nelle contese tra capitale e lavoro”.

Si impegnò a combattere i conservatori legati ai clericali affermando che «i massoni non possono essere alleati con chi è nemico del progresso civile». Promise grande e costante attenzione alla scuola e ai maestri e, coerentemente, rafforzò le funzioni della Commissione dell’Istruzione insieme a quella della Solidarietà, centrali nel suo programma.

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