Lo stato mentale del medium, le comunicazioni con i morti – parte II

di Gianni 1

Leopold era l’uomo che aveva salvato Hèléne quando era bambina il giorno in cui era stata assalita da un cane. Si era poi dato alla fuga senza dirle come si chiamasse o altro. Flournoy, il professore di psicologia, arrivò a concludere che il potere di telecinesi e di telepatia imputati a Hèléne fossero del tutto veritieri. Affermò che la donna aveva poteri paranormali.

Hèléne sembrava fosse predestinata a questa vita di talenti paranormali fin dall’infanzia e il suo sdoppiamento di personalità non fosse dovuto, come pensavano, ad un trauma. Un’altra donna fu studiata dagli psicologi. Si trattava di Pearl Curran, di Saint Luis. Lei era stata una persona normale fino al luglio del 1913 quando dilettandosi con la tavola di Ouija ricevette un messaggio.

Diceva: “Vissi molti mesi fa, ora ritorno. Mi chiamo Patience Worth“. La ragazza era in realtà una quacchera nata nel 1600 in Inghilterra e parlava solo tramite la Curran. Dalla bocca di quest’ultima uscivano poesie, romanzi, commedie che trovavano lettori in tutti gli Stati Uniti.

Anche in questo caso un professore, Charles Edward Cory, dell’università di Washington, fu affascinato da quella che era convinto fosse una dissociazione della personalità e volle partecipare alle sedute della donna. Secondo il professore Patience era una personalità secondaria della Curran, intelligente e sensibile, che però aveva represso le proprie doti creative.

Ma questa sua diagnosi fu smentita da Walter Franklin Prince, della ASPR. L’uomo sosteneva che la preparazione e l’istruzione di Pearl erano troppo lacunose ed era impossibile avesse imparato attraverso processi inconsci. Oltretutto la Curran non aveva mai subito traumi e non era mai stata instabile mentalmente. Non arrivò però mai a dire che Patience fosse uno spirito sopravvissuto alla morte del corpo.

La Curran era certa che la ragazza fosse un’entità immateriale, il suo spirito guida e non una sua secondaria personalità.

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