Callaway e i viaggi extracorporei – parte I

di Gianni Commenta

Nella maggior parte dei casi i viaggi extracorporei dell’anima non era molto assidui, anzi si potevano ritenere il contrario: spordici e casuali. Il primo che disse di essere in grado uscire dal proprio corpo come spirito assiduamente e ogniqualvolta lo desiderasse era Hugh G. Callaway che inizialmente ne parlò utilizzando lo pseudonimo di Oliver Fox.

Callaway era nato nel 1885. Da piccolo era stato un bambino malaticcio e ipersensibile che trascorreva il suo tempo tra una malattia e l’altra e gli incubi ricorrenti che popolavano le sue notti. Era molto giovane quando apparvero i suoi poteri paranormali.

Sviluppò un metodo mentale per riuscire a non avere incubi e trovò una sorta di relativa tranquillità fino a quando all’età di tredici anni perse la madre e poco dopo anche il padre. Callaway aveva sempre temuto la morte e a quei lutti si chiuse in se stesso.

Tra se pensava che se fosse riuscito a sconfiggere la morte avrebbe ritrovato i genitori, specialmente la madre, grazie a questa forte motivazione si interessò alla “realtà ultraterrena“. Nel frattempo i suoi sogni diventavano sempre più vividi e complessi.

A volte si trattava di cose senza senso, altre invece di sogni profetici su cose di irrilevante importanza. Poi iniziò a sognare la madre e quando si risvegliava gli sembrava d’averla appena lasciata. Ben presto i suoi divennero sogni coscienti, ovvero sogni in cui lui era consapevole di sognare.

Una notte, era alla Southampton University, dove studiava ingegneria, e sognò di trovarsi in piedi sul marciapiede davanti al dormitorio. Le sue impressioni erano così vivide che pensò di essere sverglio, ma poi notò un particolare che nella realtà era diverso e capì di stare sognando.

Da quel momento in poi cominciò ad avere sogni coscienti sempre più spesso. Era consapevole di “sognare” e libero di agire. Durante quello che chiamava sogno poteva librarsi nell’aria a diversi metri da terra, passare attraverso i muri, passeggiare qui e là, ma c’era sempre un momento in cui una forza misteriosa lo richiamava verso il corpo… (continua)

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