Cartesio, anima e macchina – II

di Gianni Commenta

Dopo aver scritto il “DiscorsoCartesio si impegna nel suo capolavoro sulla natura dell’nima umana e sull’esistenza di Dio nel capolavoro “Meditazioni metafisiche”. In questo suo lavoro Cartesio parte sempre dal negare, per poi arrivare alla conclusione provando ciò che inizialmente cercava di dimostrare non vero.

“Ma cosa sono allora?” si chiede il filosofo e la risposta non tarda ad arrivare. L’anima è una sostanza che pensa, che afferma, che nega, che vuole, non vuole e immagina.

La sostanza pensante, cioè l’anima, secondo la concezione cartesiana è in grado di pensare, di concepire idee e tra cui quella di Dio. Come prima cosa Cartesio si occupa delle tre prove per confermare l’esistenza di Dio, poi si concentra sul rapporto tra anima e corpo.

Nella sua sesta meditazione dimostra che l’anima può esistere indipendentemente dal corpo. La prima è immateriale e inestesa, esiste, ma è invisibile e non occupa spazio. Il secondo è materiale, incapace di pensare.

Sono mescolati insieme e formano un tutt’uno, cioè la persona e in questa unione l’una può influenzare l’altra. Il dolore di una ferita al corpo arriva ad essere registrato nella mente e una decisione presa dall’anima allo stesso tempo può influenzare il corpo.

È nel suo ultimo trattato “Le passioni dell’anima” che Cartesio affronta quella che viene ritenuta la posizione che l’anima tiene rispetto al corpo e la localizza nei pressi della ghiandola pineale che rappresenta l’anello di congiungimento tra questa e il corpo.

Cartesio fu attaccatto dalla scienza, e dai filosofi, per non dire dalla religione. Tutti disapprovarono le sue speculazioni e si sdegnarono perchè videro nelle sue parole una minaccia.

Cartesio sosteneva il libero arbitrio umano e questo non era accettato dalla Chiesa, ne minava l’autorità e nel 1663 le sue opere vennero mese al bando, ma lui era già morto da tempo. Le sue convinzioni hanno però resistito fino ad essere giunte ai giorni nostri.

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