L’anima dell’uomo nel respiro

di Gianni Commenta

Oggi torno a parlarvi reincarnazione e anima dell’uomo. Vado a riprendere vecchi concetti e pensieri di antichi filosofi oltre che le credenze di popoli che ormai non ci sono più, son rimaste però le loro idee e in questo particolare argomento sono piuttosto dibattute.

Spesso si diceva o ancora si dice che l’anima risieda nella testa, a volte nel sangue, del corpo che la ospita, in passato credevano anche che fosse nel respiro.

Questo perchè quando il corpo non respirava più significava che era morto. L’anima poi si trasferiva nel vento. Per questa motivazione nella cominità inutia i parenti della persona deceduta si chiudevano il naso per evitare che le loro anime uscissero a loro volta per raggiungere il caro estinto.

Anche in Caledonia succedeva qualcosaa di simile. I parenti dei moribondi chiudevano loro naso e bocca per cercare di tenerli in vita… forse morivano soffocati alla fine! A Sulawesi chiudevano i nsi con degli ami da pesca così l’anima del malato vi rimaneva impigliata.

Comunque, come spesso abbiamo detto, l’idea di un’anima unita ad un corpo non è solo di culture scomparse e antiche. Le parole anima e forza vitale (come il respiro) sono prese in considerazione in molte culture e si trovano le parole che significano ciò in molte lingue: ebraico, greco, latino, cinese, sanscrito.

Alcune civiltà pensavano che l’anima risiedesse in una dimensione parallela, un universo separato. Molte credenze riportavano che laghi, specchi e fiumi, se ci si specchiava, catturasse l’immagine dell’anima. Gli sciamani mongoli avevano nove specchi pendenti che erano doni degli dei. Specchiarsi in questi aveva scopi terapeutici. 

Per i Papua della Nuova Guinea guardarsi in uno specchio fa perdere l’anima e ha conseguenze… fatali! Alcune culture rifuggivano la macchina fotografica che, secondo loro, era in grado di catturare la loro anima. È molto interessante anche il concetto che gli egiziani avevano di anima!

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