In una tomba dell’Età del Bronzo è stato ritrovato uno scheletro di maga con tutti gli attrezzi del mestiere, prova che la stregoneria e la magia sono sempre esistite. La storiografia posteriore a questo poi ci riporta testimonianze di stregoni che preparavano pozioni magiche quali elisir d’amore e amuleti e talismani.
Inoltre utilizzavano i poteri magici per guarire dalle ferite e dalle malattie. Avevano elaborato anche la ricetta di una bibita per curare la pazzia, in cui parte della prescrizione era di cantsare dodici messe sopra la pozione e poi farla bere. Era quindi religiosa.
Fin dai tempi più remoti si è sempre saputo che stregoni e streghe hanno due aspetti, uno diurno e l’altro notturno, uno corrisponde al bene, l’altro al male. Chiunque praticasse magia o stregoneria incuteva una certa sogggezione e metteva inquietudine a causa di questo.
Le abilità di chi utilizzava la magia andavano dalla capacità di dominare le nubi al far seccare i campi, dal provocare carestie alla diffusione della peste. Nessuno era immune ai loro sortilegi e un mago poteva addirittura influenzare il processo vitale facendo diventare gli uomini impotenti e facendo abortire le mandrie.
Le persone con questi poteri erano caratterialmente poco comunicativi e si isolavano dal mondo preferendo la notte al giorno. In genere si dice si recassero ai convegni con le divinità a cavallo di cinghiali, lupi o bastoni. Le narrazioni di questi incontri esistono in tutto il folklore europeo.
Ad esempio nelle terre del Nord, si parla della dea Holda che presiedeva i convegni stregoneschi. La dea aveva al suo seguito le valchiere, donne guerriere, le anime dei fanciulli morti e svariate figure diaboliche. In genere Holda era considerata buona, ma solo se non la si faceva arrabbiare, altrimenti si trasformava in una befana bruttissima e cattiva che puniva i bambini disubbidienti, ma anche i contadini che non si prendevano cura della terra.