La storia di Babbo Natale in America

Le prime informazioni che si hanno per quanto riguarda la storia di Babbo Natale in America risalgono al 1600 quando i “Puritani” resero illegale parlare di San Nicola e qualsiasi cosa lo ricordasse. Non si poteva accendere candele, scambiarsi doni e cantare le tipiche canzoni natalizie.

Fu l’arrivo degli olandesi a cambiare le cose. Questi immigrati portarono con loro un’altra leggenda, quella di Sinter Klaas con il classico scambio di doni fra le persone. Il primo Babbo Natale su riviste e giornali apparve alla verso la fine del 1700.

Piano piano il panciuto vecchietto entrava nella storia e nella tradizione americana tanto che nel 1804 la New York Historical Society scelse proprio San Nicola come luogo per la sua sede e santo patrono. Qualche anno dopo la sua storia venne inclusa in un libro che parlava di storia americana e gli scrittori iniziarono a raccontare delle sue gesta.

Una storia di Babbo Natale dal medioevo ad oggi – parte I

La leggenda di Babbo Natale sembra cominci nel lontano 280 d.C. nella città di Patara, situata nella Licia, regione dell’Asia Minore che vide San Nicola portare doni ai bambini. I suoi dono arrivarono in tarda notte cosicchè lui potesse mantenere segreta la sua identità.

In seguito San Nicola divenne il patrono dei bimbi, dei marinai e delle nazioni Grecia e Russia. Ma chi era costui? Semplicemente un prete cristiano, ricco di famiglia che viaggiò per il paese per aiutare le persone in qualunque modo, con denaro e regali. Utilizzò il suo patrimonio per questo.

Non aveva interesse ad essere visto e che si sapesse fosse lui a fare “beneficenza“, così ben presto gli adulti iniziarono a dire ai bambini di “andare a letto” altrimenti San Nicola non sarebbe passato da loro. Oggi la tradizione è rimasta la medesima.

Draghi e serpenti sconfitti dagli dei

La parola drago in greco significava serpente ed entrambi, drago e serpente, sono immagini molto diffuse nella mitologia anche se a volte con valenze differenti. Proprio nella mitologia greca i draghi si generavano e divoravano tutto.

Su queste creature, forze della natura con energie e poteri molto grandi, si basano molte leggende che possono avere un parallelo con l’animo umano nel senso che i draghi non erano controllabili e il loro poterte era spesso distruttivo.

Allo stesso medo, insito nel subconscio dell’essere umano ci sono forze sconosciute che non sono sotto il controllo dell’individuo e gli causano strani comportamenti, aberrazioni e difficoltà. Qualcuno li chiama “demoni“. Per vincere su di loro, in tutti i sensi, anche sulle paure, gli uomini hanno architettato un’idea, se così possiamo chiamarla: farli combattere e vincere dagli dei.

George Adamsky, primo contatto con gli alieni – parte II

Come si diceva, dopo il suo incontro con Orthon, alieno, Adamski cominciò a guadagnarsi la vita grazie alle sue conferenze e racconti di viaggi. Nei suoi libri descriveva quelli che faceva a bordo delle astronavi che provenivano da Marte, Giove, Venere e Saturno.

In uno di questi suoi viaggi interplanetari venne persino portato sulla faccia nascosta della Luna dove ammirò un panorama che nessuno si sarebbe aspettato: laghi, montagne innevate, foreste e città comprese di persone che vi camminavano.

Quando però nel 1959 i sovietici mandarono in orbita Luna 3 e scattarono le fotografie di quella parte del satellite e le divulgarono Amamki disse che erano state tutte ritoccate pe ingannare gli Stati Uniti. Sulle foto non c’era ciò che lui aveva descritto, ma solamente un’arida distesa di crateri.

George Adamsky, primo contatto con gli alieni – parte I

George Adamsky aspettò di avere sessant’anni per raccontarte la sua esperienza avvenuta nel 1946 quando  vide la prima astronave. L’anno dopo ne vide una squadriglia intera formata da 184 velivoli che viaggiavano in formazioni da trenta.

Adamski era un ex soldato di cavalleria, che diceva d’essere un professore di religioni orientali e sei anni dopo raccolse informazioni sugli UFO. I suo racconti erano densi di particolari che sono rimasti gli avvistamenti più memorabili della storia.

Ma cominciamo con la sua descrizione di quella sera… stava viaggiando in macchina vicino al Desert Center, in California e ad un certo punto vide atterrare un velivolo a forma di sigaro. Distava circa un chilometro e mezzo dalla strada.

Cinesi, greci e arabi alle prese con i vampiri

Gli antichi cinesi temevano il qiang shi, secondo le leggende un demone che abitava nei cadaveri e faceva in modo che non si decomponessero. Per far questo li spingeva a nutrirsi di sangue di altri cadaveri o esseri viventi.

Questo demone aveva occhi scintillanti e artigli. Il corpo era coperto di pelo bianco o grigio ed esteticamente orribile. I cinesi erano convinti che bastessero un teschio oppure uno scheletro per far si che un’anima cattiva potesse trasformarsi in un vampiro.

Un’altra credenza era che se un gatto nero fosse balzato sul cadavere questo gli avrebbe trasmesso la “natura” felina e quindi il corpo si sarebbe trasformato in un vampiro. Stavano ben attenti a non lasciare un gatto nella stessa stanza con un morto!

I vampiri ai tempi dei Babilonesi

Fin dai tempi più remoti l’uomo è sempre stato convinto che l’anima sopravviva alla morte fisica del corpo che la ospita. Qualcuno era convinto che l’anima in alcuni casi potesse essere così potente da riportare addirittura in vita il corpo.

Per questo le culture del passato seppellivano i corpi con ogni genere di cosa affinchè le anime rimanessero nelle tombe e non diturbassero i vivi, tant’è che accanto al corpo venivano sistemati cibo, bevande, a volte persino concubine.

Ciò che più temevano i vivi era il desiderio di sangue che avrebbe potuto far uscire il cadavere dalla tomba. Pare sia stata proprio questa paura a scatenare i primi racconti di vampirismo. Tra le più antiche leggende c’è quella di Edimmu, in Babilonia.

Zombie – Chi sono realmente

Oggi per la rubrica misteri, voglio parlarvi di Zombie, e di tutto ciò che gira intorno a queste terrificanti creature. La parola è di origine haitiana, anzi creolo haitiano nel 1871, con la prima testimonianza scritta nel 1931.

Oramai sono diventati Re del piccolo e grande schermo, pensate solamente a La notte dei morti viventi, e alla serie tv di ultima generazione Walking Dead … dei cult!

Cosa sono realmente gli Zombie?

Bigfoot, avvistamenti alla fine degli Anni ’70

Oggi per la rubrica Misteri torneremo a parlare di Bigfoot. Era la fine degli Anni Settanta, due uomini a cavallo, Roger Patterson e un amico, erano nei pressi del fiume Bluff Creek, che sfocia nel Klamath, quando videro a poca distanza da loro quello che molti chiamavano familiarmente Piedone.

Patterson dal canto suo era sempre stato convinto dell’esistenza di queste creature leggendarie. Quella che ebbero la fortuna di incontrare era una femmina che non sembrò troppo preoccupata per la loro intrusione nel suo mondo. Furono soprattutto i cavalli dei due uomini a non gradire l’incontro.

Quello di Patterson si impennò e lo disarcionò. La grossa “bestia” si allontanò preoccupata, non spaventata. Da sempre in quelle zone dell’America del Nord circolavano storie, miti e leggende, su qulle gigantesche scimmie pelose, ben più intelligenti degli esseri umani.

Il mito della Fonte della Giovinezza eterna

Il mito della Fonte della Giovinezza Eterna ha sempre affascinato. L’idea di invecciaire e morire non piace a nessuno, forse più di tutti quella di invecchiare e cioè avere un corpo che non è più agile e scattante e di certo meno “bello” di prima.

è qualcosa a cui difficilmente ci si abitua eppure è il cerchio della vita. Il mito della Fontana della Giovinezza pare sia nato circa 3000 anni fa, ancor prima che ne andassero alla ricerca i due più famosi personaggi ricordati nella storia.

A dire il vero che l’acqua possa essere una fonte miracolosa non è affatto una novità moderna, se così si può dire. Alcune storie che raccontano della Fontana sono incentrate su veri personaggi, come Prete Gianni e Ponche de Leon, altre sono più generali.

Lacrime Bataviche, che cosa sono?

Cosa sono le Lacrime Bataviche? L’origine di queste curiose lacrime di vetro che diventarono interesse dei dotti del XVII secolo è incerta. Secondo delle testimonianze, sono stata la diretta conseguenza delle normali operazioni di lavorazione del vetro da parte di artigiani vetrai della Germania della prima metà del XVII secolo.

Balthasar de Monconys (1611-1665) consigliere del Re, e medico e magistrato francese, riferisce nelle sue relazioni di viaggio del 1656 di aver preso parte ad alcuni esperimenti con queste gocce prima a Parigi e poi a Londra.

Secondo l’ economista John Beckmann quelle gocciole parigine provenivano da Stoccolma, portate dall’ambasciatore francese, Chanut, alla corte svedese, ma oltre a queste le testimonianze furono altre, difatti nel medesimo anno si dice siano state presenti a Leida e ad Amsterdam. In Inghilterra furono conosciute come “Rupert’s drops”, dal principe Rupert, esperto in arti chimiche pratiche.

Altri avvistamenti dopo Roswell

Dopo tutta la pubblicità fatta sul caso Roswell altri avvistamenti seguirono, ma solo nel 1978 cominciarono a circolare voci. Alcuni ufologi cominciarono a sostenere che un disco volante aveva fatto un atterraggio di fortuna in Messico, a solo una cinquantina di chilometri dal confine con il Texas il 7 luglio del 1948, circa un anno dopo Roswell.

Tra i rottami dell’astronave era stato rinvenuto il corpo carbonizzato di un alieno, almeno questo era quanto veniva raccontato. Gli eserciti americano e messicano insieme avevano velocemente provveduto a far sparire i rottiami, ma un fotografo della marina militare era riuscito a fare degli scatti all’extraterrestre, scatti che vennero alla luce solamente trent’anni dopo.

Alcuni ufologi lo considerano uno scherzo di cattivo gusto, ma altri episodi furono segnalati, ad esempio in Norvegia, nel territorio dello Swaalbard, gruppo di isole artiche. Un altro velivolo si sarebbe schiantato in Polonia e il pilota ne sarebbe stato estratto ancora vivo.

Gli alieni a Roosvelt, testimonianze

Dopo gli avvistamenti di Kenneth Arnold si iniziò a parlare di avvistamenti e di dischi volanti precipitati al suolo e corpi di alieni trafugati. Questo è il caso di quanto riportato e che sarebbe successo a Roswell, nel New Messico nel 1947.

Solo alcuni anni dopo l’avvenimento un ingegnere civile di nome Grady Landon Barnett, cominciò a raccontare ai suoi amici di aver assistito proprio il giorno dopo ad un bagliore a circa 400 km da Roswell. Secondo lui era un oggetto metallico immobile proprio sopra il deserto e pemsando si trattasse di rottami di un aereo andò sul posto con alcuni studenti di archeologia che lavoravano ad uno scavo lì vicino.

La quarta dimensione, come scorre il tempo – parte II

Gli scienziati sono molto scettici per quanto riguarda il fenomeno dello scorrere indietro del tempo, invece molti ricercatori del paranormale sono convinti che questa teoria possa spiegare molti misteri, stranezze e persino avvistamento UFO.

Il fenomeno del deja vu che alcuni considerano come la manifestazione di qualcosa che viene dal passato, ovvero il fatto di aver già visto e vissuto quella situazione in un’altra vita, viene inteso in un un nuovo concetto di tempo. La domanda che più spesso si pongono è che forse, andando nel passato si finirirebbe per modificarlo e così anche il presente risulterebbe differente.

Ad esempio una ragazza, domestica in un castello del Galles, aveva avuto modo di intravedere un incidente che sarebbe accaduto, ma non fu capace di prevenirlo. L’episodio era piuttosto semplice. Nella cucina del castello la ragazza aveva visto la capocuoca dare una brocca piena di cioccolato fuso ad un ragazzo, ma questa era finita per terra.