Cartesio, anima e macchina – II

Dopo aver scritto il “DiscorsoCartesio si impegna nel suo capolavoro sulla natura dell’nima umana e sull’esistenza di Dio nel capolavoro “Meditazioni metafisiche”. In questo suo lavoro Cartesio parte sempre dal negare, per poi arrivare alla conclusione provando ciò che inizialmente cercava di dimostrare non vero.

“Ma cosa sono allora?” si chiede il filosofo e la risposta non tarda ad arrivare. L’anima è una sostanza che pensa, che afferma, che nega, che vuole, non vuole e immagina.

Cartesio, anima e macchina – I

Nel 1637 Cartesio scrisse il “Discorso sul metodo” in cui espose la sua concezione di supremazia del pensiero, o meglio della ragione, sulle questioni della materia. Da qui nacque il dualismo cartesiano.

Cartesio con il suo dualismo intendeva sostenere che la realtà è data da due tipi di sotanze: una è pensante, l’altra è estesa, dove quella pensante è la parte spirituale e il pensiero è il suo attributo principale.

Non ha estensione spaziale, non è in movimento, non può essere misurata. La parte invece  estesa è quella che ha a che fare con l’universo materiale e non ha nulla di spirituale.

Aristotele, il discepolo del cambiamento

Come dicevo i concetti di corpo e anima furono ripresi da Aristotele, l’allievo più famoso di Platone che però con il tempo li modificò introducendo l’idea di inseparabilità.

Visto che corpo e anima, forma e materia non si potevano separare pensò che l’anima fosse inscindibile dal corpo e se fosse stato fatto questo avrebbe portato alla morte di entrambi.

Platone discepolo di Socrate e il dualismo di anima e corpo – II

Continuo il discorso iniziato qualche tempo fa sul dualismo tra anima e corpo portato avanti tra gli altri anche da Platone. Torniamo al concetto che il corpo è un peso per l’anima e i due sono tenuti insieme da piacere e dolore.

È la morte che libera l’anima da questo peso quindi va considerata come uno scioglimento e separazione che porta a liberare dalle passioni e alla vera conoscenza. Platone era profondamente convinto dell’immortalità dell’anima e questo rendeva meno spaventosa la morte.

Socrate dice che “l’anima è immortale e sopravvive alla more del corpo per allontanarsi sano e salvo”, Platone sostiene che l’anima esiste ancor prima del corpo mortale e che esisterà dopo la sua morte.
E questo da luogo al concetto di reincarnazione. Platone afferma che un individuo dovrebbe vivere nel modo più “santo” possibile altrimenti per mancanza di virtù nella vita succesiva potrebbe avere disgrazie.

La reincarnazione nella storia, altre convinzioni – II

Abbiamo iniziato a parlare della reincarnazione prendendo in considerazione alcune convinzioni molto antiche. Come vedete però a seconda dei punti di vista degli studiosi, il concetto e la credenza vengono collocati in epoche diverse.

Chi ritiene che l’uomo ci creda da più di diecimila anni, chi invece parla solamente dei riferimenti scritti trovati migliaia di anni dopo. Ma cosa vuol dire reincarnazione?

La reincarnazione nella storia, altre convinzioni – I

Le origini del concetto di reincarnazione non sono chiare, o meglio, non ci sono moltissimi antichi scritti che ne parlano, bisogna però anche dire che una volta tutto era trasmesso oralmente e quindi non si possono avere dati certi.

Il passato e la storia vengono ricostruiti a ritroso utilizzando i documenti che sono pervenuti fino a noi che possono essere solo una parte della verità o anche tendenziosi perchè scritti in genere da una persona che aveva un suo punto di vista e credeva in sue convinzioni. Lo stesso vale per la religione.

Cosa sono i fantasmi

Si parla spessissimo di fantasmi, apparizioni e cose di questo genere, magari tutti sappiamo già a grandi linee di cosa si tratta, ma è un argomento così affascinante che personalmente non smetterei mai nè di parlarne, nè di cercare informazioni per saperne di più.

Mi piacerebbe anche parlarvi dei fantasmi in relazione a tutte le maggiori religioni del mondo per paragonarle e vedere cosa credono, voi che ne dite? Ad ogni modo introduciamo l’argomento!

Platone discepolo di Socrate e il dualismo di anima e corpo

Diversamente da Socrate altri filosofi pensavano che l’uomo, una volta morto il corpo che lo ospitava, non fosse altro che un respiro che si disperdeva nell’aria. Certo è che dopo di lui in  molti si interessarono all’argomento, ma fu Platone, discepolo di Socrate a dare un impulso a questa ricerca dell’anima.

Le sue teorie e i suoi principi divennero fondamentali nella filosofia occidentale. Egli fu il primo a postulare quello che poi si sarebbe chiamato “concetto dualistico” di mente e corpo. La parola che lui utilizzò “psyche”, significava sia mente che anima.

Il dualismo sostiene che ogni uomo è formato da un’anima intrappolata in un corpo che la prima è del tutto simile al divino: è immortale e capace di pensiero, è immutabile e indecomponibile. E proprio per questa sua natura l’anima ha una sua esistenza indipendente dal corpo.

Socrate, corpo e anima l’essenza dell’uomo

Contro Socrate, uno dei più grandi pensatori greci, furono montate false accusa e venne condannato da un tribunale a bere cicuta. Il motivo di questo era il suo atteggiamento critico e pungente verso la classe dirigente ateniese.

Non scappò, non si mise in salvo, non negò, perchè sarebbero state come ammissioni di colpevolezza. Era il 399 a.C. Socrate trascorse le sue ultime ore di vita conversando con amici e discepoli, tra cui c’era il giovane Platone. Lui a sua volta fu maestro di Aristotele.

Ma torniamo a Socrate. La sua ultima conversazione avvenne in cella ed ebbe per soggetto l’Eternità. Discussero della morte e delle possibili vite ultraterrene. Il grande filosofo era convinto che la morte altro non fosse che il mezzo attraverso il quale il corpo e l’anima si separavano.

Teorie sui fantasmi, la vita dopo la morte

Parliamo molto di spiritismo, di fantasmi che infestano case, o di apparizioni in luoghi antichi, ma anche moderni, ma quale spiegazione possiamo a dare a questo genere di cose? E perchè alcune persone li vedono e altre no?

Cosa fa la differenza? La prima se vogliamo a porsi quesiti fu Eleanor Sidgwick, sorella del primo ministro inglese A.J. Balfour e coordinatrice della SPR ai tempi del suo esordio. “Un’apparizione esiste di per sé, indipendentemente dalle persone a cui si manifesta, cioè esiste anche se non c’è nessuno presente a percepirla?” , fu la domanda.

Gli spiritisti le risposero che un’apparizione è un’entità indipendente ed è lo spirito “disincarnato” dal corpo defunto. In poche parole l’anima che al momento della morta lascia il corpo, ma che rimane “legata” alle sue cose terrene, legame che le impedisce di andare altrove.

La SPR e i suoi inizi, studi sugli spiriti – parte II

Nei loro studi sulle apparizioni quelli della SPR, Myers in primo luogo, indagarono nelle capacità della mente e quest’ultimo coniò anche la parola “telepatia” per intendere la trasmissione del pensiero. Difatti alcuni sostenevano che le apparizioni altro non erano che fenomeni di telepatia, non vere manifestazioni di spiriti.

Myers invece era convinto che le manifestazioni fossero causate dall’energia residua della persona deceduta che entra in contatto con la mente della persona ancora viva, insomma si tratterebbe di una comunicazione che avviene non attraverso i cinque sensi, canali sensoriali “normali”, ma attraverso la telepatia.

Le richerche della SPR portarono a risultati incredibili: moltissime persone aveva avuto un qualche tipo di percezione extrasensoriale, chi uditiva, chi visiva, chi olfattiva e via di seguito. La maggior parte delle apparizioni accadevano in momenti di crisi, ma altre non avevano nessun collegamento con episodi di morte o presunta morte.

William Price, reincarnazione di un Druido

Nel 1830 circa un giovane medico gallese, William Price, fece molto parlare di sé. Aveva una personalità molto particolare ed era convinto che se i pazienti si ammalavano la “responsabilità” fosse da imputare al loro medico curante.

Era vegetariano e, convinto che il matrimonio schiavizzasse la donna, ebbe un’amante. Figlio di un pastore fin da giovane sostenne di essere la reincarnazione di un Druido.

Affermò di aver trovato, durante un viaggio in Francia nel 1839, una pietra molto preziosa sulla quale erano incisi geroglifici che solo lui era in grado decifrare e un disegno del bardo primigenio che si rivolgeva alla luna.

I colori e il mondo spirituale – Steiner, parte V

Nei suoi spettacoli teatrali che Steiner stesso definiva “misteri drammatici” metteva in scena le sue idee sulla reincarnazione e il rapporto con gli essere spirituali, ma per questo ci voleva un teatro che fosse architettonicamente in sintonia con con l’atmosfera così progettò un edificio adatto, il  Goetheanum che sorse in una cittadina vicino a Basilea.

Fu completato nel 1920. Dopo la Prima Guerra Mondiale Steiner si occupò della diffusione del movimento antroposofico e si dedicò a due progetti, uno agricolo, l’altro pedagogico, ci soffermeremo sul secondo.

Steiner era convinto che tra i compiti della scuola ci fosse quello di far sviluppare la mente al pari dello sviluppo spirituale ed emotivo. Ai bambini bisognava insegnare a leggere solamente verso i sette-otto anni, età nella quale si formava il dente del giudizio, a suo dire collegato ad una maturazione spirituale.

Riteneva che il bambino nei primi mesi di vita imparasse imitando il comportamento delle persone che aveva accanto e quindi la prima infanzia era il momento migliore per instaurare e far crescere i rapporti affettivi.

Concilio di Costantinopoli, sette eretiche e reincarnazione

Con il Concilio di Costantinopoli Origene, filosofo di Alessandria d’Egitto, convinto che l’uomo fosse destinato a reincarnarsi una vita dopo l’altra, in luoghi e paesi diffrenti, con anche religioni differenti, venne dichiarto eretico.

Questo però non impedì che fiorissero sette “eretiche” che credevano nella reincarnazione, tanto che nell’XI secolo erano oltre la settantina. La più infuente fu probabilmente fu il gruppo degli albigesi, o catari, i “purificati” che erano convinti che gli uomini fossero spiriti caduti e la reincarnazione rappresentava un momento di espiazione.

Chi viveva in modo retta veniva poi ricompensato avendo dimora in un corpo che poteva elevarlo ancora di più spiritualmente. I catari si scagliarono contro la musica, ma sopratutto contro la magnificenza papale e questo fece si che avessero contro la Chiesa.